IL LABIRINTO |
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Domenico Adriano ISBN 978-88-89299-17-3 |
Hanno scritto dei nostri libri elenco per autore in ordine alfabetico Rodolfo Di Biasio, «America Oggi» BAMBINA MATTINA È libro aurorale Bambina mattina di Domenico Adriano comparso da poco nella prestigiosa collana Tarsie delle Edizioni Il Labirinto. Porta il numero tredici e va a porsi accanto agli altri dodici volumetti che hanno inciso un loro segno nel panorama della poesia italiana contemporanea almeno per una duplice ragione: la scelta dei poeti che è stata sempre rigorosa e la stampa che è accuratissima, indizio di una dedizione rara, desueta, messa da parte o per troppa fretta o per disabitudine alla bellezza. [...] (per la recensione completa) Alberto Cappi, «La Voce di Mantova» BAMBINA MATTINA Ci sono libri che paiono non avere data. Uno di questi è Bambina mattina di Domenico Adriano nelle Edizioni Il Labirinto. [...] Poesia bambina, ludus del rompicapo dellinfanzia, giostra di semovenze dincanto, le brevi liriche danzano e fanno corona a gesti, moti, stupori, sillabazioni primigenie e in ogni caso originanti.[...] (per la recensione completa) |
Edoardo Albinati ISBN 978-88-89299-08-1 |
Enzo Siciliano, «LEspresso» CANTO NOTTURNO DI UNA GUARDIA [...] Capodanno del Vam è un carme (diciamolo in modo foscoliano) dedicato alla naia. Il Vam è la sigla che indica la Vigilanza Aeronautica Militare; in gergo, il capoposto di sentinella per gli avieri di leva. «A Capodanno il Vam monta di guardia / come uno spirito ironico, una sentinella celeste / e sente sotto i polpastrelli la stoffa delleroe...». [...] (per la recensione completa) |
Sauro Albisani ISBN 978-88-89299-24-1
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Mario Luzi, «Corriere della Sera» ALBISANI, I VERSI DI UN MAESTRO [...] Nei suoi versi i conti con la realtà attuale
si direbbero chiusi ma è ancora in questione linnocenza della
nostra giornata e rimane da spendere un dimesso amore per i poveri di
spirito e gli indifesi che lo reclamano e molta perplessità invece
e dubbi di insufficienza per se medesimo. Luigi Baldacci, in Terra e cenere PER SAURO ALBISANI [...] Sono più di ventanni, a cominciare dall80, che queste poesie si sedimentano luna sullaltra. Poi sono state divise, raggruppate secondo argomento, eppure si avverte una continuità silenziosa: «... non mimporta / che muoia inutilmente il pomeriggio» (Séguita a compiacerti del tuo male). I pomeriggi non sono inutilmente morti. Ne è venuto fuori qualcosa che è appunto «la vita. Sempre la vita...», così diceva Raymond Carver. E naturalmente la morte. [...] (per la recensione completa) Giuliano Manacorda, «Pagine» SAURO ALBISANI TERRA E CENERE [...] Poiché il tema centrale delle sue pagine è il dubbio del vivere – ma nella speranza di una sopravvivenza in altra forse indecifrata dimensione. Da qui un senso di dolore e insieme di fiducia, di problemi, di malinconie, o di angosce che i suoi versi – dono o castigo – lo costringono a confessare in unambivalenza psicologica – «soffro di non soffrire» – che lo condanna allespressione tra brevi rimpianti, coraggiosi autoesami, vergogne e autolesionismi, straniero a se stesso.[...] (per la recensione completa) Giancarlo Pontiggia, «Poesia» SU TERRA E CENERE [...] Luigi Baldacci, nella bella e discreta nota di postfazione, sottolinea lamicizia del giovanissimo Albisani con un poeta meraviglioso (uno dei veri grandi della nostra storia letteraria) come Carlo Betocchi, negli anni così difficili della sua vecchiaia: «È con Betocchi che Sauro ha imparato a essere poeta cristiano da poeta perfettamente classico e classicista qual era allorigine». [...] (per la recensione completa)
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Annelisa Alleva ISBN 978-88-89299-09-8
Annelisa Alleva ISBN 978-88-89299-23-4 |
Franco Marcoaldi, «La Repubblica» UN DIARIO PRIVATO TRASFORMATO IN CANTO [...] Nelle poesie di Annelisa Alleva un diario privato che si trasforma magicamente in canto e perciò stesso nelloro cui allude il titolo lamore è tema centralissimo (in particolare nella struggente sezione Per il sosia, dedicata ad un poeta che era assieme «figlio, madre, maestro, amante»). [...] (per la recensione completa) Paolo Maccari, «L'immaginazione» SU LORO EREDITATO [...] Loro ereditato sarà dunque da intendersi come figura dellattitudine alla poesia, dellimpulso alla confessione scritta; una materia preziosa, scintillante, che viene ricevuta da altre mani, trasmissione di una dote che è anche soprattutto una nuova, emozionata e emozionante, qualità dello sguardo.[...] (per la recensione completa) Idolina Landolfi, «Il Manifesto» LORO EREDITATO [...] Oro funesto, talvolta, e talaltra libero generoso
elemento, cui si affida il segreto di sé, la parte meno umana della
propria natura. Antonio Pane, «Caffè Michelangiolo» LA SCENA DELLAMORE [...] I quindici «sonetti» inanellati a formarne, a guisa di versi, un virtuale (e caudato) intero deliberatamente irregolari nel contenuto e nelle misure, istituiscono una retorica della differenza. Lalterità non è un punto di vista, non delimita un territorio; è piuttosto, femminilmente, una pronuncia: prosodia del corpo innamorato, ne riverbera loffesa gloria.[...] (per la recensione completa). Gianfranco Palmery, «Pagine» SANGUE E INCHIOSTRO «Tu lavori nelloro.», scriveva Sbarbaro a Barile, «Io lavoro invece in una materia vile che ce ne vuole a farla un po luccicare». Anche Annelisa Alleva non lavora nelloro: la sua è una materia che risponde alle forme opache e passeggere della terra, a pelle, sangue, cibo, lenzuola... lavorate strenuamente nella scrittura come fossero, o fino a farne, un aureo assoluto. [...] (per la recensione completa)
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Elizabeth Barrett Browning Testo originale a fronte ISBN 978-88-89299-21-0 |
Antonio Pane, «Oggi e domani» ELIZABETH BARRETT BROWNING – SONETTI DAL PORTOGHESE La impagabile biografia di Virginia Woolf non ci dice se laraldico spaniel Flush fosse in grado di distinguere a naso, fra i manoscritti della sua signora, la poetessa Elizabeth Barrett, i Sonetti dal portoghese, della cui composizione era stato lunico testimone e del cui segreto, per tre anni, il solo depositario. Pur sprovvisti di quellorgano portentoso, lettori di varie generazioni hanno agevolmente scorto nellopera il capolavoro dellautrice e uno dei più suggestivi poemi damore di tutti i tempi. [...] (per la recensione completa) |
Marco Caporali ISBN 978-88-89299-19-7 |
Paola Malavasi, «Poesia» CASA BAGGER «A smuovere i confini pensa il vento»: da questo verso prende lavvio la breve raccolta di Marco Caporali, introducendoci nel paesaggio da cui è scaturita: lisola danese di Samsø, dove si trova la casa del pittore Svend Bagger (1900-1978) e il poeta ha vissuto per un periodo. [...] (per la recensione completa) Idolina Landolfi, «La Sicilia Stilos» CASA BAGGER Poemetto per frammenti, dalla versificazione di innegabile, suggestiva sapienza, scritto dal poeta romano (ne ricordiamo Il mondo allaperto, Empiria) durante un soggiorno in Danimarca, nella casa che fu del pittore Svend Bagger, morto nel 1978. [...] (per la recensione completa)
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John Keats Testo originale a fronte ISBN 978-88-89299-07-4 |
Domenico Adriano, «Avvenimenti» JOHN KEATS SULLA FAMA E ALTRI SONETTI [...] Solo così mi spiego in parte la bellezza della versione delle dodici composizioni di Keats (Sulla Fama e altri sonetti), tradotte appunto nella nostra lingua da Palmery così magicamente che solo una simbiosi totale, una fratellanza poetica può tentare di spiegare. [...] (per la recensione completa) |
Francesco Dalessandro ISBN 978-88-89299-35-7
Francesco Dalessandro ISBN 978-88-89299-25-8 Francesco Dalessandro ISBN
978-88-89299-03-6 |
Carlo Bordini, «L’Unità» FRANCESCO DALESSANDRO LA SALVEZZA [...] Tutto, anche i drammi del cuore, sono mediati da questo stile terso. È difficile staccarsi dal fascino di queste poesie, così inattuali e in cui la realtà è ricoperta come da una patina di grazia che annulla i lati volgari della realtà, da questa «gloria della forma». [...] (per la recensione completa) Giancarlo Pontiggia, «Testo» LA SALVEZZA Di Francesco Dalessandro (abruzzese d’origine – è nato a Cagnano Amiterno nel 1948 – ma residente a Roma dal 1958) già mi avevano colpito i raffinatissimi, geometrici esercizi di Lezioni di respiro (Il Labirinto 2003): «sonetti doppi, spesso caudati – come recitava la nota editoriale – tutt’altro che canonici, disposti a specchio su due pagine [...] il secondo sonetto che colloquia o confligge con il primo». [...] (per la recensione completa) Sauro Albisani, «Pagine» LEZIONI DI RESPIRO Leggo nella scansione endecasillabica della poesia di Francesco Dalessandro la ricerca di un ritmo che garantisca alla vita interiore quella minima misura pneumatica necessaria a sopravvivere nell«aere grasso» dellinferno quotidiano. Il respiro vuol essere forse preghiera del cuore, che sappia guarire il cuore dallansia, dalla tachicardia, dalla paura. [...] (per la recensione completa) Idolina Landolfi, «La Sicilia – Stilos» LEZIONI DI RESPIRO Terza raccolta poetica dell’autore, suddivisa in sezioni che paiono procedere dall’esterno verso l’interno, a partire dalle prime Cronache della luce, frammenti di un discorso amoroso che si dipana all’ombra della grande tradizione. [...] (per la recensione completa) Rosa Salvia, «Polimnia» LA POESIA DI FRANCESCO DALESSANDRO Recentemente ho avuto modo di leggere tre bellissime sillogi del poeta Francesco Dalessandro: Lezioni di respiro (Il Labirinto 2003), La salvezza (Il Labirinto 2006) e Ore dorate (Il Labirinto 2008), quest’ultima quasi un’appendice a Lezioni di respiro. Dalessandro affronta la scrittura come una rigorosa disciplina spirituale e quasi ascetica, in cui la parola diviene forma privilegiata del viaggio interiore, della ricerca di una più alta comprensione di sé e del mondo. [...] (per la recensione completa) Attilio Bertolucci, Presentazione de Losservatorio, presso La Nuova Pesa PER FRANCESCO DALESSANDRO [ ] Dalessandro inizia il suo lungo, filato, continuo canto, invocando la Musa (stupendo, provocatorio richiamo della negletta), chiedendole di tornare. Ma dove? Sulla sua «mortale città»: ed enumera, il poeta, le stagioni, le ore, i luoghi della sua vita quotidiana [...] (per la recensione completa) Marco Caporali, «LUnità» LOSSERVATORIO DI FRANCESCO DALESSANDRO [ ] Autore che da anni lavora in solitaria e lontano da cordate, Dalessandro ha messo in atto un meccanismo narrativo che a partire dagli esempi prossimi di Bertolucci e Pasolini se ne distanzia per straordinarie franchezza espressiva e generosità ritmica [...] (per la recensione completa) |
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-05-0
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-20-3
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-34-0
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-26-5 In ristampa
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-14-2
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-00-5
Gianfranco Palmery
Gianfranco Palmery ISBN 978-88-89299-04-3 |
Domenico Adriano, «Avvenimenti» GIANFRANCO PALMERY. GATTI E PRODIGI [...] Asserragliate, incantate, quindici poesie scritte tra il 1980 e il 1995 hanno chiesto di stare qui insieme: per Luce, per Guendy, per Heidi, per Narciso. E perché il disegno fosse perfetto, una splendida coda, Donna con gatta, da Verlaine... [...] (per la recensione completa) Edoardo Albinati, «Pagine» LE VANITÀ DI PALMERY [...] Come Milton, Palmery è un poeta di scintille e fumo. Difficile scaldarsi alla sua poesia, nervina e capricciosa proprio quando parrebbe consigliare al suo lettore i montaigneschi sollievi della pazienza, i sorrisi di una luciferina rassegnazione; inutile cioè trattenersi accanto ad essa sperando di assorbirne il calore, poiché per sua natura la poesia di Palmery lampeggia, sfrigola, fumiga, scoppietta, come il tizzo in Inferno, XIII, o appunto come accade nelle pirotecnie più mentali che ottiche del poema miltoniano. [...] (per la recensione completa) Luigi Fontanella, «Gradiva» GIARDINO DI DELIZIE E ALTRE VANITÀ [...] Poesia pertanto speculare, delle «macerie», questa di Palmery, ma sono proprio esse a costituire come viste dallalto, in un unico, conglomerante abbraccio visivo il Giardino di Delizie in cui (di cui) il poeta è chiamato a dare testimonianza con la sua parola essenziale e sontuosa, e con la sua vita esperita e sentita non altrimenti che come «lenta morte». Dunque poesia estrema (e in estremo), a petto della quale il rischio è lafasia, o, per contro, appunto, il più sfrenato barocchismo daccumulo, nel quale lOpera può risultare un Gioiello Stellare e al contempo Vanità Totale. [...] (per la recensione completa) Fabrizio Patriarca, «Pseudolo» GIARDINO DI DELIZIE E ALTRE VANITÀ [...] Questo giardino di delizie di Palmery è
infine un giardino in cui è quasi impossibile entrare. Più
che conchiuso, esso è precluso. Ed anche penetrandovi, non è
possibile respirare. In breve: è il giardino perfetto. Marco Caporali, «L'Unità» LA QUARTINA E LA MISURA DEL PENSIERO [...] La misura canonica della quartina offre l’involucro, letterario e vitale, (mai i termini appaiono disgiunti), alla sostanza informe, aerea, terrena della meditazione. Quartina che formalizza la chiusura del mondo in un nucleo di pensiero, e quindi la posizione dell’individuo nel mondo. I quattro punti cardinali, da cui discende la provvisoria collocazione dell’uomo nello spazio, ne disegnano la regola immutata, l’immobilità nel movimento. [...] (per la recensione completa) Sergio Quinzio, «Leggere» IL MISTERO MINERALE Nel corrompersi e nel perdere significato delle parole – di cui l’uomo e anzitutto il poeta contemporaneo, basti il nome di Celan, fa l’esperienza – non posso neppure dire «pietà» per esprimere il sentimento che suscitano in me le quartine di Gianfranco Palmery. [...] (per la recensione completa) Stefania Portaccio, «Galleria» SU IN QUATTRO Dice Jung che è nei crocicchi più bui che l’anima si incontra, che si «fa anima». Anche per Palmery solo nel crocevia dell’interiorità la morte e la vita si misurano, ma non si tratta qui, come per Jung, di un momento di crescita; è invece condanna, clausura entro i gusci, ugualmente angusti, del cranio e dell’anima. [...] (per la recensione completa) Luigi Fontanella, «Gradiva» IN QUATTRO Scritte tra il 1986 e il 1988, uscite – come informa il risvolto di copertina – per la prima volta nel 1991, in edizione d’arte, le quartine che compongono questo elegante libretto (impreziosito da quattro incisioni di Edo Janich), confermano la raffinata ricerca di un poeta, saggista e traduttore romano appartato, nonché alieno da qualsiasi conventicola di parte [...] (per la recensione completa) Marco Caporali, «Pagine» SE LIO NON ESISTE Ironia è provvidenza, nella coazione ad osservarsi scrivere, come si osserva il comico discendente, senza eredi, di unillustre e tragica genia. Nellultimo libro di Gianfranco Palmery, Lio non esiste, la sola possibile fede è in quella spoglia ininfluente di una grandezza decaduta che ha nome poesia. Fede per via derisoria, nella forma dellautodenigrazione, laddove coincidono osservatore e osservato, carceriere e recluso. Eppure, nonostante linvoluzione, il mondo in virtù della poesia, sottraendosi allinforme, al caos e allarbitrio, diviene intelleggibile e dicibile. [...] (per la recensione completa) Idolina Landolfi, «La Sicilia Stilos» LIO NON ESISTE Ogni poesia è sempre postuma, come scrive lautore nella premessa a Lio non esiste: e in ciò sono con lui, soprattutto perché unopera come questa, di grande efficacia nella compattezza delle sue modalità, nellandamento egregio della versificazione, ancor più mi conforta nel mio convincimento. [...] (per la recensione completa) Giancarlo Pontiggia, «Testo» LIO NON ESISTE [...] Alle «Stanze» appartiene l’ultimo lavoro di Gianfranco Palmery, L’io non esiste, preceduto da due dense paginette di poetica che illuminano il senso del titolo e del libro: «Che un poeta dica io o tu o dica polimetis Odisseus o our ancient friend Don Juan: tutto è invenzione: l’io non esiste – se non al pari di ogni altro eroe, come veridica menzogna, maschera solenne o ironica, patetica o tragica». [...] (per la recensione completa) Piera Mattei, «Pagine» LORO DELLA MUSICA Medusa, il nuovo libro di Gianfranco Palmery,
uscito nella collana «Tarsie» delle edizioni Il Labirinto,
è dedicato a Carlo Gesualdo e a Marin Marais, alla loro arte, che
un sostantivo e un aggettivo in originale accostamento definiscono musica
medica. Tiziano Salari, «Testuale» LA MEDUSA DI GIANFRANCO PALMERY Medusa: sia che possa apparire sulle mura della città di Dite, nellinferno dantesco («Vegna Medusa: sì l farem di smalto»), sia nel senso freudiano dellorrore dellevirazione, è la vista di qualcosa, di un volto o di un vuoto o della morte, che pietrifica losservatore. Nella prima delle tre poesie dedicate esplicitamente alla Medusa, sembra che Palmery, pur rifacendosi alliconografia mitica tradizionale, una testa staccata dal corpo, sanguinante e raccolta in sé come una furia spenta, coi capelli raffigurati in forma di serpenti, la identifichi con la poesia, ovvero loscura scaturigine infernale, «luce nera / sulla pagina bianca e musica / sbilenca, sibilante musa-sibilla :» in cui si forma la poesia. [...] (per la recensione completa) Annelisa Alleva. «L'Indice» MEDUSA Questa raccolta è stata scritta nel 1996, e ispirata dallascolto dei madrigali di Carlo Gesualdo e dalla lettura de La morte negli occhi di Jean-Pierre Vernant. Di qui la Medusa. In questo volume, e nella precedente raccolta Giardino di delizie e altre vanità, lautore-untore di se stesso si descrive con più abbandono, maggiore accettazione di sé e dei propri demoni. [...] (per la recensione completa) Lucio Felici, «Studi Romani» GIANFRANCO PALMERY. MITOLOGIE [...] Quella di Palmery è una lirica raffinata e crudele, che si accanisce sullanima e sul corpo per demolire ogni trucco o mitologia, in un angoscioso e impietoso agonismo dell«io» con se stesso, in un incessante spiare di moti furtivi, scatti felini (limmagine ricorrente del gatto) tragicamente e ironicamente proiettati in cortei di fantasmi e tenebre [...] (per la recensione completa) Raffaele Pellecchia, La poesia nel Lazio SU PALMERY E MITOLOGIE [...] La poesia di Palmery è una poesia postuma: è la registrazione di una sconfitta esistenziale e dei rari e già saputi fallimentari tentativi di fuga, ovvero lipostasi dellineludibilità della resa: i suoi emblemi sono Amleto, il catoblepa che divora se stesso, Don Giovanni allinferno, il Minotauro prigioniero nel labirinto. [...] (per la recensione completa) PROFILI GATTESCHI di Domenico Vuoto «Il Grandevetro» Vincenzo Anania, «Pagine» SONETTI DOMICILIARI. [...] Il libro è molto bello, tra i migliori dellopera complessiva dellautore, che con rocciosa coerenza tematica e stilistica, in un progressivo arricchimento e affinamento dei mezzi espressivi, vi ha rappresentato la propria ostinata lotta in versi contro il Nulla e la sua ancella Morte e contro i Demoni dei propri desideri vizi e ambizioni; una battaglia che fin troppo lucidamente il poeta sa persa dallinizio, ma che finisce con lapparire lunica opera per cui valga la pena di vivere [...] (per la recensione completa) Domenico Adriano, «Avvenimenti» «RINCHIUSO IN CASA, SUL FUOCO LA CUCCUMA» [...] Con una poesia «fatta in terra, in casa» ci viene incontro Gianfranco Palmery, nella sua ultima opera, quarantadue Sonetti domiciliari, usciti dalle mani di un faber che ha la maestria di lavorare dimenticando ogni volta la sua perizia. [...] (per la recensione completa) Cinzia Monti, I Limoni SONETTI DOMICILIARI [...] Segregato nella sua casa-carcere di massima sicurezza, penitenziario dotato di ogni comfort, egli sconta la pena di vivere registrando in versi «domestici, domiciliari» «tormenti oscuri, modesti», lui che non si sente «né eroe né saggio né eremita / o eretico cruciato» e che, guardandosi nello specchio, si vede come «fatuo accidente del caso».[...] (per la recensione completa)
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Alessandro Ricci ISBN 978-88-89299-46-3 Alessandro Ricci ISBN 978-88-89299-28-9 |
Alberto Toni, «Avanti!» PER L’ARPA ROMANA Sotto il titolo «L’arpa
romana» sono riunite a cura di Francesco Dalessandro, ventuno poesie
di Alessandro Ricci. ALESSANDRO RICCI, L'ARPA ROMANA di Giancarlo Pontiggia «Testo» gennaio-giugno 2008 [...] Severo, malinconico, spesso duro, pieno di verità non solo di ordine esistenziale, L’arpa romana è libro che non ci delude mai, dalla prima all’ultima pagina, che ci pare anch’esso fraterno e autentico, e ci spinge a rileggere le opere precedenti di Ricci – così trascurate in sede critica – a far nostro, insomma, un poeta vero che forse non ha mai creduto di esserlo fino in fondo. (per la recensione completa)
Francesco Dalessandro, «Capoverso» PER I CAVALLI DEL NEMICO [...] La peculiarità della poesia di Alessandro Ricci, ha scritto Fabio Ciriachi («l’Unità», 14/7/2004), «non è nello sviluppo per crescita ma nell’accumulo, che in termini creativi corrisponde alla difficile arte della variazione». È vero. «Ogni anima bassa / come quella che ho scrive non una, / ma due al massimo / cose buone, poi le ripete / male e in fine / la smette, senza avere / vissuto mai», leggiamo ne I titoli degli altri. Pochi temi, gli stessi della grande poesia di sempre, ripetuti e variati. [...] (per la recensione completa) |
Fernanda Romagnoli ISBN 978-88-89299-06-7 |
Cinzia Monti, I Limoni DIETRO MURI DI SILENZIO: FERNANDA ROMAGNOLI [...] Allapice si colloca il testo eponimo, Mar Rosso, tutto incentrato sulla figura del poeta profugo, «erede dei ghetti dati al fuoco». Persiste dunque la coscienza di una diversità, di unestraneità duramente sofferte, cui è risarcimento quel Mar Rosso che «trabocca in lui, linonda tra le ciglia / quandegli giace tutto il cielo addosso». [...] (per la recensione completa) Domenico Adriano, «Avvenimenti» MAR ROSSO Quindici preziose poesie di Fernanda Romagnoli (1916 1986) con il titolo Mar Rosso vanno ad aggiungersi a quelle, mirabili, che nel 1980 vollero stare insieme nel volume Il tredicesimo invitato stampato da Garzanti senza nessuna notizia dellautrice (uscirà mai la raccolta inedita annunciata qualche anno fa, sempre per Garzanti, da Attilio Bertolucci?), «Lanimo del poeta: un espatriato! / Un erede di ghetti dati al fuoco! / Non ha foglio di profugo. Non chiede / viveri sigarette posto-letto. / Latlante cancellato alle sue spalle». [...] (per la recensione completa) Gabriela Fantato, Annuario di poesia 2000, Crocetti Editore MAR ROSSO [...] In questa raccolta postuma sono comprese alcune poesie attribuibili agli anni Settanta per affinità di stile, già uscite su riviste, ma anche quattro testi inediti di una potenza fulminante, in cui tornano i temi cari a Fernanda. [...] (per la recensione completa) |
Giovanna Sicari ISBN 978-88-89299-13-5 |
Domenico Adriano, «Avvenimenti» ROMA DELLA VIGILIA Tra i libri freschi di stampa, nel Labirinto, Roma della vigilia, di Giovanna Sicari, una raccolta davvero singolare per sintesi e maturità, esemplare nella storia di questa autrice per la quieta irruenza che la percorre e che viene da lontano, chissà, forse dalla febbrile infanzia [...] ( per la recensione completa) Elio Grasso, «Poesia» ROMA DELLA VIGILIA Le nuove poesie di Giovanna Sicari sorgono da una notte che si è consumata nel mezzo dellItalia, in quel centro comune a tutte le città, un po stracciato e un po ricco di energia nascente, astuta. Esse ci parlano di un neonato che piange, di un diseredato che fugge, di questa umanità talmente ricca di sé da poter sfuggire alla propria esaltazione. [...] (per la recensione completa) Marco Lodoli, «La Repubblica» SOTTOVOCE NEL GIARDINO DELLA POESIA [...] «Oh follemente ero nel vuoto infinito / dellindecisione, volevo quelle strade / di Roma senza scampo / rinunziavo o le trovavo / le volevo solo per la mia infanzia / rincorrevo, ringraziavo, pregavo. / Roma e le sue strade / erano il tormento»: così scriveva Giovanna, innamorata di questa città a volte troppo sbadata.[...] (per la recensione completa) |
Jude Stéfan Testo originale a fronte ISBN 978-88-89299-22-7
Jude Stéfan ISBN 978-88-89299-29-6 |
Sauro Albisani, «Pagine» VERSI ALLA DEA DEL VUOTO [...] Cè un preciso tono teatrale nel dettato
di Stéfan (ribadito dalla frequenza del vocativo, singolare o plurale),
a significare che la commedia della vita si rappresenta al cospetto della
morte, e infatti quella che nella sua poesia suona come una meditazione
sulla morte è piuttosto una rappresentazione della stessa.
Marco Vitale, «L’Indice» LETTERE TOMBALI [...] Eros e morte sono i temi che hanno caratterizzato fin dall’esordio negli anni sessanta la produzione di questo importante poeta francese, nato a Pont-Audemer nel 1930, da noi ammirato e introdotto da Sergio Solmi che ne curò per primo una raccolta (Guanda, 1979). Una doppia tonalità che si evince fin dalla scelta dello pseudonimo, posto sotto il duplice viatico di Thomas Hardy, quanto al prenome Jude (l’oscuro), e di Joyce; ma, è lo stesso autore a svelarcelo, «nell’antico inglese steorfan vuol dire morire / e se levo via l’or / resta la mia vita incolore».[...] (per la recensione completa)
Sauro Albisani, «Pagine»
FINGERE PER DIRE IL VERO [...] Se tali vogliamo considerarle, le Lettere tombali sono lettere che smascherano provocatoriamente il paradosso della corrispondenza, semplicemente questo: che non può esserci corrispondenza, nel senso che non ci corrispondiamo, che il carteggio corre sempre fra mittenti mentitori e destinatari contumaci. Come leggere allora queste pagine? Lettere che non arriveranno; lettere che è bene che non arrivino; lettere su cui è stata messa, una volta per sempre, una pietra sopra. Una pietra tombale. [...] (per la recensione completa) |
Nancy Watkins ISBN 978-88-89299-01-2 Nancy Watkins |
Attilio Lolini, «Il Manifesto» NANCY WATKINS SENZA SPECCHIO [...] I sedici disegni a china di Nancy Watkins sono da «leggere» come poemi sul tema dellimpossibilità di guardarsi: quasi dei «sonetti» tanto sono delicati e preziosi gli equilibri che ribaltano. [...] (per la recensione completa)
Mario de Candia, «La Repubblica, TrovaRoma» NANCY WATKINS Realizzata nel corso di molti anni, la serie di tutt'altro che narrativi, visionari pastelli, acrilici e gouaches dell'artista statunitense ed operante da tempo a Roma, è dedicata a John Keats [...] (per la recensione completa)
Sauro Albisani, «Pagine» CAMERA CON VISIONI Per entrare dentro le pitture che Nancy Watkins ha dedicato a John Keats
bisogna passare attraverso una porta che nello stesso tempo separa e unisce
due mondi, e che impedendo uno sguardo totale apre tuttavia il cammino
della conoscenza. |
Arsenale ISSN 0393-8263
Arsenale ISSN 0393-8263 |
Mario Fortunato, «LEspresso»
PASSIAMO IN RIVISTA La rivista «Arsenale», diretta da Gianfranco Palmery, si occupa in prevalenza di poesia, ma come «forma di conoscenza», in opposizione a una cultura della conservazione e del consumismo. Una poesia intesa quindi come luogo deputato al porsi le domande radicali che riguardano la nostra etica, il nostro linguaggio, il nostro sapere. «Più che una rivista di tendenza, la nostra è una pubblicazione di riflessione.», spiega il poeta Valerio Magrelli, che fa parte della redazione di «Arsenale», «Perfino la composizione redazionale è molto variegata».
Antonio Debenedetti, «Corriere della Sera» UNA «COMETA» TUTTA DA LEGGERE Stanno nascendo, o sono appena nate a Roma, numerose riviste di cultura. «Arsenale», che è al terzo fascicolo, merita una segnalazione. Provocatoriamente allineata nel gusto e nella tradizione della letteratura, questa rivista, diretta da Gianfranco Palmery, ricerca con coerenza il «tono basso». Mescola, al dunque, nei suoi eleganti ma come sussurrati sommari, nomi da antologia (in passato Caproni o Brandi, adesso Borges e Betocchi) con nomi di militanti (Iolanda Insana) o di emergenti (Gilberto Sacerdoti e Alberto Di Raco).
Attilio Lolini, «LUnità» L'ARSENALE, Alla ricerca della buona letteratura Il nuovo numero di «Arsenale», rivista trimestrale di letteratura diretta da Gianfranco Palmery, presenta non poche «sorprese» tra le quali un nuovo brano tratto da un capitolo de La camera da letto, il romanzo in versi di Attilio Bertolucci, e poesie di Fernanda Romagnoli sotto il titolo Mar Rosso. Notevoli anche gli inediti di Bianca Garufi e di Giovanna Sicari, mentre un doveroso omaggio al poeta inglese Philip Larkin è costituito dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti di una bellissima prosa, Il principio del piacere. Oltre alle poesie: («in ognuna cè un piccolo midollo spinale di pensiero, e ciascuna ha la sua piccola melodia propria»), Larkin scrisse due romanzi, pagine di critica, e perfino un libro sul jazz. (per la recensione completa)
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