Sulla Fama e altri sonetti
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del libro Sulla Fama e
altri sonetti di John Keats
JOHN KEATS SULLA FAMA E ALTRI SONETTI
di Domenico Adriano
«Here lies one whose name was writ in water: qui
giace uno il cui nome fu scritto sullacqua». John Keats (Londra,
1795 - Roma, 1821) prima di morire in una stanzetta a Piazza di Spagna
(era giunto in Italia dopo più di un mese di viaggio per tentare
con la nostra aria di curare i suoi polmoni, a Napoli aveva dovuto sopportare
pure dieci giorni di quarantena nel porto) dettò allamico
pittore Joseph Severn queste parole da incidere sulla sua pietra.
Percorrendo via Marmorata (quando vi troverete a visitare Roma) con alle
spalle il Tevere, arrivati a un centinaio di metri dalla Piramide Cestia
volgetevi a destra: davanti a voi avrete il cimitero acattolico di Testaccio,
affacciatevi quindi dalla strada alla prima finestra (io la chiamo finestretta
perché in realtà è solo una fessura) e potrete leggere
le parole di Keats sul prato dove il poeta chiese di essere sepolto. Negli
anni Settanta, quando conobbi Gianfranco Palmery andavamo spesso nei giardini
della parte più antica del cimitero fino alla tomba di Keats. Io
vi tornavo sempre appena potevo, per chiacchierare con limmortalità
(facevo il libraio a pochi passi); ma certamente posso immaginare quante
volte Palmery raggiungesse da solo il «fratello» poeta per
conversare in pace. Solo così mi spiego in parte la bellezza della
versione delle dodici composizioni di Keats (Sulla Fama e altri sonetti),
tradotte appunto nella nostra lingua da Palmery così magicamente
che solo una simbiosi totale, una fratellanza poetica può tentare
di spiegare. Credo proprio che per molti decenni questi sonetti con cui
il poeta Palmery è stato in compagnia impediranno a ogni possibile
umano traduttore di tentare un avvicinamento all«armoniosa
musica» di Keats.
«Avvenimenti», 6 dicembre 1998
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