Gianfranco Palmery Il poeta in 100 pezzi
2004 Pagine 120 Euro 12,00
ISBN
978-88-89299-27-2
Poeta «tra i maggiori italiani, e non del momento»,
secondo il giudizio di Luigi Baldacci, Gianfranco Palmery è anche
prosatore originale e tagliente, come provano questi scritti di riflessione
sulla poesia e sulla condizione del poeta.
Irriducibilmente persuaso che il poeta moderno debba riconoscersi, e trovare
la sua verità, nellesclusione e che ogni apparenza di vita
sociale della poesia porti i segni di un folclore miserando di riserva
indiana, lautore di questi brani non si concede lusinghe: «Il
poeta è destituito. Non ha né un lavoro né un ruolo.
Quello della poesia non è un lavoro riconosciuto, quello del poeta
è un ruolo perduto.
Come può, e perché mai dovrebbe, darselo da sé questo
ruolo? Agitarsi, alzare la voce, come pure molti fanno, mossi dalla disperazione
di non esistere, affannandosi a tenere su, questo presunto ruolo, come
una spoglia svuotata?...».
È una perdita di ruolo, e daureola, ben nota ai poeti, una
destituzione pluricentenaria puntualmente celebrata dalla cultura borghese,
e alacremente ribadita, tra finte euforie e offerte speciali delle spoglie,
negli ultimi trentanni.
Sono appunto, i cento pezzi del titolo beffardamente ambiguo, pensieri,
note di lettura, aforismi scritti nellarco di tre decenni, dagli
anni Settanta a metà dei Novanta, che lautore ha scelto e
combinato «come un archeologo paziente che si aspetti di veder apparire
da dispersi frantumi un disegno rivelatore».
La rivelazione è simile a quella che poteva offrire il «Cavaliere
dalla Trista Figura»: ardore e ira consumati in una esistenza sempre
più fantasmatica: la fatale corrispondenza tra lhidalgo
immaginario e il poeta destituito o per restare alla cronaca: il
graduale inarrestato isolamento negli anni considerati, fino ai primi
del nuovo millennio (e di questo danno conto i testi di Extra Strong),
reale, sostanziale, al di là di estremi conforti e festosità
doccasione, della poesia nella società italiana attuale.
Ma questa mancanca di illusioni o lucida consapevolezza può rovesciarsi
in unintima, ironica esultanza poiché, come si legge in Prepostuma:
«Questa è la vera età doro della poesia. Liberato
dallobbligo di fare carriera, il poeta resta con la sua sola necessità:
fare poesia».
da Il poeta in 100 pezzi
I paradossi del poeta
Senza le muse è la noia; senza la noia, niente muse. (l0.VIII.95)
Ogni poesia è sempre postuma: chi scrisse quella
particolare poesia non cè più: ne ha già scritta
o ne sta scrivendo unaltra. (16.VIII.95)
Sii sempre in te: è lì che la poesia può
trovarti per tirartene fuori. (al 17.IX.95)
Se la sensibilità è la debolezza del poeta
(Valéry), la poesia è la forza della sua debolezza. (17.IX.95)