Amore
e fama videoclip
Gianfranco Palmery
legge John Keats 1'08
Josephine Greywoode reads John Keats
1'03
Gianfranco Palmery legge P.B. Shelley
1'13
Catherine Payling reads P.B. Shelley
1'07
Notizie sugli autori
John Keats, Percy B. Shelley
Degli stessi autori
Sulla Fama e
altri sonetti (John Keats)
Alla Notte
e altre poesie (Percy B. Shelley)
Sull'indolenza e altre odi (John Keats)
Mostra d’arte con i disegni
originali del libro
The Poet’s
Room
Nancy Watkins
Keats-Shelley Museo a Roma
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Collana Grandi Tarsie
Testo originale a fronte
John Keats Percy B. Shelley
Amore e fama
Traduzione di Gianfranco Palmery
Con cinque disegni di Nancy Watkins
2006, 2008 Pagine 96 Euro 10,00
ISBN
978-88-89299-36-4 |
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Il motivo della fama è antico quanto la poesia.
Nel poeta moderno è spesso diviso nella duplice postulazione del
desiderio e del distacco. Così è in Keats: la fama come
coronamento dell’opera del poeta e, all’opposto, come «bruciante
inganno». In quegli stessi anni Shelley cercava di comporre il dissidio
e nobilitarla: «Fame is love disguised» – «è
amore camuffato la fama» – e i poeti la ricercano come ricercano
l’amore. L’amore e la fama sono al centro di queste poesie,
scelte e tradotte da Gianfranco Palmery che sciogliendo, o riannodando,
al suo modo i legami del metro e della rima, riesce a trasportare nella
lingua italiana la «sofferta bellezza» dei sonetti di Keats
come la negligente eleganza, la sconfortata forza delle stanze di Shelley.
È uno Shelley essenziale e «notturno», lontano dall’immagine
più corrente del poeta di panica eloquenza, quello che qui si delinea,
per una adesione originaria, si direbbe, al cuore più oscuro della
sua poesia, e alla sua forma più nitida, da parte del traduttore.
Di amore e fama in questi versi non è celebrato il trionfo: il
desiderio non nascosto e perfino crucciato dell’uno e dell’altra
ne misura l’assenza o il danno o la dolorosa distanza, in un arco
che va dal vagheggiamento ora assertivo ora senza speranza di Shelley,
fino all’azzeramento di Keats, nella percezione della loro fugacità,
quel balenio, quell’attimo conquistato meditando in solitudine «finché
nel nulla amore e fama affondano».
da Amore e fama
Quando temo di cessare d’esistere
prima che la mia penna il suo raccolto
in alte pile di libri dal fertile
cervello spigolato abbia rinchiuso,
mèsse di segni in ricolmi granai;
o d’un alto poema scorgo sul volto
stellato della notte oscuri simboli e penso
che potrei non fare in tempo a tracciarne
le ombre, magicamente in mano al caso;
quando sento che mai più ti vedrò, cara
creatura d’un attimo, né mai il fatato
potere d’un impetuoso amore
mi darà gioia; – allora sulla sponda
del mondo immenso in solitudine medito
finché nel nulla amore e fama affondano.
John Keats (Traduzione
di Gianfranco Palmery)
Ozymandias
Un viaggiatore da unantica terra tornando
mi ha detto: due gambe senza tronco, enormi, in pietra
stanno su nel deserto
Un po sepolta accanto
sulla sabbia, una testa spezzata, e il suo cipiglio,
il labbro increspato, il ghigno di freddo comando,
dicono che lo scultore ha visto bene quelle passioni,
impresse in cose senza vita, e vive ancora
oltre la mano che le colse e il cuore che le nutrì:
sul piedistallo appaiono queste parole:
«Ozymandias è il mio nome, re dei re:
guardate le mie opere, o Potenti, e disperate!».
Non resta altro. Intorno alla rovina
di quel rudere immenso, nude, illimitate
sabbie lisce e deserte si stendono lontano.
Percy B. Shelley (Traduzione di Gianfranco
Palmery)
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