La stanza del poeta
Nancy Watkins
Museo Keats-Shelley
Piazza di Spagna 26, Roma
6 marzo - 14 aprile 2007
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La stanza del poeta è il luogo dei luoghi, lo spazio segreto
dove poesia e pittura si incontrano. Come nel verso di John Keats, scelto
da Nancy Watkins per epigrafe alla sua mostra, «questa stanza
è piena di tesori come una miniera». Il motivo è
ricorrente nell’opera dell’artista americana che espone
oggi una serie di dipinti eseguiti negli anni, estensioni e variazioni
del tema, capaci di irradiare nuovi riferimenti e allusioni in queste
stanze dove visse brevemente e morì il grande poeta romantico
inglese.
Con una materia pittorica che addensa cupezze e bagliori, l’artista
ci introduce in questa «stanza della mente», rappresentandone
le solide architetture e le forme più sfuggenti, magmatiche.
Porte, finestre, specchi – il misterioso Specchio Hyerusch,
l’elusivo Specchio-finestra, per citare alcuni titoli
– e dèmoni custodi, acque e fuochi, sono i momenti del
viaggio nella stanza e nella mente del poeta, e i soggetti dell’esposizione.
Nel catalogo testi di Giuseppe Appella, Gianfranco Palmery, Nancy Watkins.
Nancy Watkins ha esposto in gallerie e musei. Suoi
lavori sono apparsi in molti libri, riviste e edizioni speciali. È
autrice dei libri di disegni Autoritratti senza lo specchio
e Visite notturne. Nata a Chicago, vive da tempo a Roma.
Dal catalogo
The last, whom I
love more, the more of blame
Is heap’d upon her, maiden most unmeek,—
I knew to be my demon
Poesy
John Keats, ‘Ode on Indolence’
Guardian Demons III, Conté,
25 x 18 cm
© 1993 by Nancy Watkins |
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La stanza del poeta è
una camera doppia
di Gianfranco Palmery
I poeti, è risaputo, spendono il meglio di sé
in una stanza fantastica, o fantasticata, «a gorgeous room»,
a petto della stanza reale dove consumano i giorni; una stanza ideale,
alla quale dedicano bizzarri esercizi di arredamento, dell’arredamento
arrivando pure a teorizzare, come Poe, una filosofia. A volte i loro
decori chimerici curiosamente coincidono – come quello di Keats,
affidato al suo immaginifico Castle Builder:
Per la mia stanza: sarà tutta
in rosa;
sarà sfarzosa e cupa, e la luna,
a metà del suo corso, a mezzo giugno,
attraverso quattro grandi finestre
farà chiaro...
e quello di Baudelaire, architetto splenetico di una
chambre double:
Una camera che richiama un vago sogno,
una camera davvero spirituale, in cui l’atmosfera stagnante
è leggermente colorita di rosa e d’azzurro....
e, quanto alla tappezzeria, tende come le bende funebri
di Cleopatra, nell’uno, e mussola che ricade e si espande in cascate
nivee davanti alle finestre, nell’altro... e rose e crani, qua
e là... Influssi o aria del tempo, Keats e Baudelaire sembrano
coabitare nella loro stanza. Che è, appunto, una camera doppia
– «full of jewels as a mine», «ricca di tesori
come una miniera», e insieme, baudelairianamente, «taudis»,
«séjour de l’éternel ennui», «stamberga»,
«soggiorno dell’eterna noia»: «chambre haute»
nella chambre basse, la dimora di quaggiù.
La stanza vera del poeta è la sua mente, e lì, nel suo
«world of thought and mental might», si è aggirata
l’artista con un accordo, una corrispondenza che nascono da una
assiduità di anni. Di quella stanza, dove il poeta riceve visite
e visioni, Nancy Watkins è frequentatrice familiare, e la sua
pittura e i suoi disegni, che in tante occasioni si sono misurati con
i versi dei poeti, ne hanno rilevato una speciale ricchezza e intensità,
rare ai nostri giorni. La sua arte non ammicca, non fa concessioni ai
luoghi comuni d’epoca, e questo, io credo, e sarà pure
un giudizio partigiano, deriva anche dalla sua consuetudine con la poesia.
Non sono certo i riferimenti letterari, le citazioni, di cui pure l’artista
si avvale, nel suo lavoro, con grande naturalezza e a volte non senza
ironia, quanto piuttosto l’intensità di questa pittura,
direi quasi, ereticamente, la sua liricità, a suggerire dall’interno
una insolita affinità coi processi della poesia – con l’effetto
di una duplice postulazione: quello che l’occhio subito percepisce,
in una vera e propria fascinazione coloristica, la mente lo trova confermato
nel tema, nel titolo, nell’allusione.
Ma sarà bene aggiungere subito che quanto mi è parso e
ho appena definito «una insolita affinità coi processi
della poesia» non è forse altro che il segno della singolarità
e autenticità di un’arte che, benché nutrita di
suggestioni letterarie, «letteraria» non lo è affatto,
e si distingue piuttosto, anche in questo controcorrente, per una forte
affermazione dei valori pittorici.
Nancy Watkins riesce a dare un corpo antico al gesto moderno. Proprio
in quest’ordine e non al contrario. L’artista infatti, sia
pure dialetticamente e perfino antagonisticamente, è consapevole
erede del gesto pittorico, ma non rinuncia al corpo antico della tradizione,
certo dissipato, disperso, ma non perduto, non irrevocabile –
che è ancora il modo più autentico e audace di abitare
il proprio tempo: con appartenenza e distacco.
Di questo recano notizia i suoi interni, incastellati e ardenti, o spalancati,
ventosi, che possono aprirsi su scene d’acqua o di fuoco, teatrali,
ma come quinte di sogni: non vedute del mondo diurno, bensì visioni,
scene della mente – anch’esse, interni.
Entriamo dunque nella stanza del poeta. Che cosa troviamo? Libri, carte,
polvere, reliquie, bric-à-brac? Certo, possiamo trovarvi tutto
questo: l’artista non ce lo toglie, ma neppure ce lo dà.
Questa in verità è una stanza che una mossa energia psichica
mette a soqquadro e riempie di luci, di allucinazioni, di fantasmi –
anzi, fantasime: fantasie e fisime –; ma così solida, così
solidamente costruita, che riesce a contenere questa sommossa e a darcene
insieme il punto di quiete, l’apollineo compimento. Proprio come
avviene nei versi di Keats che ne scandiscono, parallelamente, a mo’
di epigrafi, il tempo e le forme: porte, finestre, tende, specchi, presenze,
dèmoni custodi, e immaginari affacci scintillanti, minerali,
di pietre e acque, con un finale, tragico e ironico (come fu il rogo,
in piazza, dei poveri arredi del poeta, nel febbraio del 1821), fuoco
purificatore.
Nancy Watkins
The Poet's Room
con testi di Giuseppe Appella, Gianfranco Palmery,
Nancy Watkins
2007 Pagine 48 Euro 10,00
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Recensioni
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di Mario de Candia
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2007
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recensione completa)
CAMERA CON VISIONI
di Sauro Albisani
«Pagine», aprile - giugno 2007
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tempo separa e unisce due mondi, e che impedendo uno sguardo totale
apre tuttavia il cammino della conoscenza.
Sembra che l’esperienza pittorica parta dalla percezione
di una contrapposizione, e invece [...] (per
la recensione completa)
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Dipinti
Intervista con
l'artista (in inglese)