I
sonetti terribili
Videoclip
Francesco
Dalessandro legge Gerard Manley Hopkins / da
I sonetti terribili 1'38
Notizie sullautore
Gerard Manley Hopkins
|
Collana Tarsie
Testo originale a fronte
Gerard Manley Hopkins
I sonetti terribili
A cura di Francesco Dalessandro
Con tre disegni di Guido Strazza
2003 Pagine 40 Euro 8,00
Prima edizione
di trecento esemplari numerati
ISBN
978-88-89299-18-0
|
|
Annunciati in due diverse lettere allamico Robert
Bridges (il 17 maggio 1885: «Dopo lungo silenzio ho scritto due
sonetti, che sto ritoccando: se mai qualcosa venne scritta col sangue
fu uno di essi»; e il 1 settembre dello stesso anno: «Fra
poco avrò alcuni sonetti da spedirti, cinque o più. Quattro
sono venuti da ispirazioni spontanee contrarie alla mia volontà»),
ma mai spediti, i sonetti furono ritrovati tra le carte del poeta dopo
la sua morte. Nella prima edizione delle poesie complete, da lui curata,
commentando Conforto carogna il titolo è suo
Robert Bridges annotò che probabilmente era quello il sonetto «scritto
col sangue»...
Altre volte Hopkins aveva sofferto periodi di depressione, di aridità
spirituale e artistica, come testimoniano molte poesie precedenti, ma
la tensione non era mai salita a livelli tali dangoscia; anzi, egli
era riuscito a indirizzarla nel verso giusto e a trarne, con grande sapienza,
quella sua speciale musica, quella tessitura inconfondibile... Daltra
parte, questi sonetti, nonostante il carattere profondamente intimo e
la spontaneità dellispirazione, dimostrano che il lavoro
sul ritmo resta notevolissimo e la partitura musicale che ne scaturisce,
di altissimo livello senza trascurare che anche nei più
desolati si sente una nota di eroica resistenza e di stoica accettazione
che è più forte del più forte tono di autocommiserazione.
Insomma, il gruppo del 1885 e i due del 1889, gli ultimi, con la loro
austera concisione e incisiva intensità, rappresentano il coronamento
dellattività poetica di Hopkins.
da I sonetti terribili
Mi sveglio e sento lammanto del buio, non il giorno.
Che ore, oh che ore oscure trascorremmo stanotte!
Che vedute, tu, cuore, vedesti; che vie percorresti!
E ancora dovrai, nellindugio più lungo della luce.
Io ne parlo con prove. Ma dove dico ore
intendo anni, intendo vita. E i miei lamenti sono grida
sterminate, grida uguali a lettere perse spedite
a lui, il più caro, che vive ahimè! lontano.
Io sono bile, sono bruciore. Il decreto più segreto di Dio
volle farmi assaporare lamaro e quel sapore ero io;
ossa eressero in me, carne sincarnò, sangue colmò
la sventura.
Il lievito stesso dello spirito guasta linerte impasto.
Per i dannati è così; e il loro flagello è, come
io sono
il mio, essere i sudanti se stessi; ma al peggio.
(Traduzione di Francesco Dalessandro)
|