IL LABIRINTO
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Sulla donna

di Jules Laforgue

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Sulla donna

 

Notizie sull’autore

Jules Laforgue

 

 

Collana Spillature

Jules Laforgue
Sulla donna
Traduzione di Gianfranco Palmery
In copertina un dipinto (part.) di Sergio Vacchi
2006 Pagine 32 Euro 4,00

ISBN 978-88-89299-41-8

 

Jules Laforgue

Raccolti in una miscellanea postuma, questi scritti sono la traccia in prosa, o prove del pensiero nel retroscena, di quella attitudine, e anche di quelle «pose», di Laforgue verso la donna e l’amore, che fanno il clima e la musica di tante sue poesie.
Qualche punta di spregio puberale, ingenuità o perfidie celibatarie, intrecciate a sentenze cariche di decrepitezza e disincanto: è il paradosso Laforgue, che riesce ad essere insieme pierrottesco e buddico.
Di fatto, un osservatore appartato e malinconico, nonché malizioso, che vorrebbe la donna «socia» nel lavoro del pianeta, che la proclama salvatrice del mondo, prefigurando tristi androcei, e di lì a poche pagine la rimodella «stallone estetico», un essere non lavorante... Una tra le sparse pillole (è il titolo di una sezione del libro), grigie e alla canfora, di un pierrot nichilista, portatore di una contraddizione che si consuma tra fascino e rifiuto, offerte di fraternità e giudizi fulminanti.


da Sulla donna


Commedia eterna

[...] Quando al mattino la prendeva, lei lo sentiva già da un pezzo in tormento al suo fianco; – allora 1°: fingeva di dormire (con il beneficio di poter mitigare il chiuso delle palpebre e di sostituire un sorriso a quella smorfia spossata che ha la nostra bocca che si smemora nel sonno) – 2°: dopo lui la prendeva dolcemente, e senza aprire ancora gli occhi né schiudere la bocca, lei gli si prestava, si stirava, come se fosse il primo e naturale pensiero delle sue giornate, e – abbandono riflesso – fosse il suo corpo, tutta la sua natura che agiva là, la testa non ancora ben cosciente – 3°: allora, lei coglieva un momento d’abbraccio più profondo da parte sua per aprire la bocca e gli occhi come segue: sguardo smarrito, bocca smarrita – quindi (come dopo averlo riconosciuto) sorriso amichevole e schiavo che dice: «Non è gentile sorprenderti così». E il resto.
Ed ecco come si passa la vita. [...]

(Traduzione di Gianfranco Palmery)

 

Jules Laforgue nacque a Montevideo nel 1860. Studiò a Tarbes e a Parigi, e iniziò presto a collaborare a varie riviste, tra cui la «Gazette des Beaux-Arts». Assunto nel 1881, in qualità di lettore, presso l’imperatrice Augusta a Berlino, vi rimase fino al 1886. Morì di tubercolosi a Parigi nel 1887. Durante la sua breve esistenza pubblicò solo due raccolte di versi: Les Complaintes, nel 1885, e L’Imitation de Notre-Dame la Lune, nel 1886. È del 1890 una raccolta postuma dal titolo Derniers Vers. Laforgue è inoltre autore di singolari racconti, Moralités Légendaires, una rivisitazione di miti famosi in chiave liberty, e di notevoli prose critiche sulla poesia e su alcuni poeti del suo tempo.

Edizioni Il Labirinto