IL LABIRINTO |
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Oggetto e circostanza
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Se la poesia è restituzione (o quantomeno tentativo di restituzione) di nome e senso agli oggetti del reale; se si configura come azzardo prestandosi così all’eventualità di uno smacco, essa contiene i tratti di una sfida che implica per il lettore una responsabilità di partecipazione - e di complicità - che lo espone agli stessi rischi dell’autore. In Oggetto e circostanza, summa dell’opera poetica di Gino Scartaghiande, la sfida o, meglio, le sfide assumono un carattere permanente all’insegna della più vitale provocazione, dello “scandalo”, di una pervasività di toni e significazioni al tempo stesso affilati, laceranti e poi colmi di dolorosa dolcezza, disperati e aperti alla necessità e alle medicazioni del canto. Le sprezzature, le collisioni, gli scarti linguistici, alcuni neologismi tanto singolari quanto affatturanti, coniati dal poeta, spezzano ogni prevedibile costruzione del verso, ogni corrivo lirismo. I temi stessi che variano dal sentimento dell’identità – nei Sonetti d’amore per King Kong, innanzitutto – a quello della nostalgia, del rammarico e della perdita concorrono a istituire feconde relazioni tra un “alto” e “basso” esistenziale, per poi armonizzarsi in un lungo originalissimo flusso poetico di grande caratura e complessiva bellezza. Poeta di raffinata cultura e sensibilità, Gino Scartaghiande offre al lettore uno scenario in versi in cui si condensano certi umori, certe inquietudini e istanze linguistiche proprie della poesia contemporanea. Oltre che i moti di un cuore, senza infingimenti, messo a nudo. da Oggetto e circostanza I raggi stanno tessendo
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Gino Scartaghiande, nato a Cava de’ Tirreni (SA) nel 1951, è laurato in medicina. Vive e lavora tra Roma e Salerno. Ha pubblicato Sonetti d’amore per King Kong, 1977, e Bambù (questioni di provincia), 1988. Sue poesie sono state tradotte in più lingue. Sullo scorcio degli anni settanta è stato tra i collaboratori di “Prato pagano” e tra i fondatori di “Braci”. |
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