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Medusa

di Gianfranco Palmery

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Gianfranco Palmery

 

Dello stesso autore

Mitologie

Sonetti domiciliari

Gatti e prodigi

Giardino di delizie e altre vanità

L’io non esiste

Il poeta in 100 pezzi

In quattro

Divagazioni sulla diversità

Italia, Italia

Profilo di gatta

Morsi di morte

Amarezze

 

 

 

Collana Tarsie

Gianfranco Palmery
Medusa
Con tre disegni dell’autore
2001 Pagine 52 Euro 8,00

Prima edizione di trecento esemplari numerati

ISBN 978-88-89299-14-2

Gianfranco Palmery Medusa

Con i suoi indizi e nomi di stagioni, i cieli grondanti o assolati, che rispondono alle mutevoli «meteorologie dell’anima», Medusa può configurarsi come un diario – da un autunno a un autunno. Nondimeno, si sprigiona da questi versi una luce dominante, nuova: un nitore e fulgore d’oro e d’azzurro, come mai nella poesia di Palmery, che pure non si sgroviglia dai suoi inferni. Degli immutati agonismi con le «muse meduse» si colgono qui semmai segni più allarmati – come i frangenti di una prova estrema. Eppure, quasi per un inganno prospettico, un presente che s’indovina oppressivo, corrucciato e cruento, ci arriva slontanato in uno splendore alieno, distale. Infine, quanto più il motivo sembra essersi fatto drammatico e torbido, tanto più la voce che lo modula si è fatta nitida e essenziale: una voce illimpidita dal dolore, si potrebbe dire, come l’occhio illimpidisce dopo le lacrime.
Una via del paradosso che non può che essere connaturata a una poesia che viene «da lontananze tombali» e vuol essere insieme epigrafe e prodigio di resurrezione; e che, comunque, mischiando preghiera e alchimia, intonandosi a flutti e flauti, fa sì che da un diario di afflizioni si levi il «suono della / vita oltre il suo suono».


da Medusa


Per flutti e flauti

Musica della mente, incanto, aria
dove tutto s’intona – suono della
vita oltre il suo suono – come all’aria
del mondo – s’intreccia, si tende: i fili
che ci muovono e i panni su altri fili
stesi: vermi e stelle: tendini e tendine:
la mano che scanna e quella che scrive:
l’ombra vermiglia del sangue e le azzurrine
rugose tenebre televisive:
i concerti del cielo, organo ad acqua:
flutti e flauti e l’infinito stridio
d’io a miliardi: radiche e midolli: tutto
si accorda risuona si tiene
dissuona – cade: cancrene e creme
nuvole vene – orine yogurt Dio

Recensioni

L’ORO DELLA MUSICA

di Piera Mattei

da «Pagine»

Medusa, il nuovo libro di Gianfranco Palmery, uscito nella collana «Tarsie» delle edizioni Il Labirinto, è dedicato a Carlo Gesualdo e a Marin Marais, alla loro arte, che un sostantivo e un aggettivo in originale accostamento definiscono musica medica.
Due parole d’identico numero di sillabe, che iniziano con la stessa consonante e sono quasi identiche. Se non fosse che, celate all’interno del mosaico, una vocale e una consonante consecutive distinguono una parola dall’altra. Ecco creata una vicinanza nuova, un’alleanza di segni e suoni, che provoca la sensibilità e il pensiero. Le parole, quasi fossero animate – e lo sono – hanno un destino che il poeta ricerca e crea spostando le «tarsie» che lo compongono, anche magicamente invertendo una vocale o un accento. [...] (per la recensione completa)


LA MEDUSA DI GIANFRANCO PALMERY

di Tiziano Salari

da «Testuale»

Medusa: sia che possa apparire sulle mura della città di Dite, nell’inferno dantesco («Vegna Medusa: sì ’l farem di smalto»), sia nel senso freudiano dell’orrore dell’evirazione, è la vista di qualcosa, di un volto o di un vuoto o della morte, che pietrifica l’osservatore. Nella prima delle tre poesie dedicate esplicitamente alla Medusa, sembra che Palmery, pur rifacendosi all’iconografia mitica tradizionale, una testa staccata dal corpo, sanguinante e raccolta in sé come una furia spenta, coi capelli raffigurati in forma di serpenti, la identifichi con la poesia, ovvero l’oscura scaturigine infernale, «luce nera / sulla pagina bianca – e musica / sbilenca, sibilante – musa-sibilla –:» in cui si forma la poesia. [...] (per la recensione completa)


MEDUSA

di Annelisa Alleva

da «L'Indice»

Questa raccolta è stata scritta nel 1996, e ispirata dall’ascolto dei madrigali di Carlo Gesualdo e dalla lettura de La morte negli occhi di Jean-Pierre Vernant. Di qui la Medusa. In questo volume, e nella precedente raccolta Giardino di delizie e altre vanità, l’autore-untore di se stesso si descrive con più abbandono, maggiore accettazione di sé e dei propri demoni. [...] (per la recensione completa)

 

 

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