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Sull'indolenza e altre odi

di John Keats

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Sull'indolenza e altre odi

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John Keats


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Collana Spillature

Testo originale a fronte

John Keats
Sull'indolenza e altre odi
Traduzione di Francesco Dalessandro
In copertina un disegno di Nancy Watkins
2010, 2012 Pagine 44 Euro 4,00

Seconda edizione

ISBN 978-88-89299-61-6

 

Sull'indolenza di John Keats

Le odi appartengono all'ultima grande stagione della poesia di Keats, prima del silenzio e della malattia che avrebbe spento la sua breve vita. Esse forse sono «l'arazzo ricco di simboli per l'occhio dello spirito» di cui si parla in una celebre lettera. Le gemme di lingua e di pensiero sparse a piene mani nei sonetti – il vero banco di prova della sua poesia: componimenti ricchi di spontaneità e varietà che preludono talora a qualcosa di più complesso – nelle odi si fondono in un articolato procedere del ritmo e del pensiero. La lingua di Keats non rinnega la tradizione, ma accoglie con naturalezza anche il lessico del tempo; il suo verso, specialmente in queste sei odi, è preciso, sonoro, sapiente e nel contempo appassionato. Dalessandro ha scelto di renderlo in italiano con libertà e qualche inevitabile rinuncia (per esempio alla rima), preservandone al massimo precisione e concretezza.


da Ode sull'indolenza

Svanirono, e davvero avrei voluto le ali.
Folle! Cos’è l’Amore? E dov’è mai?
Ah, la povera Ambizione, che sgorga
dal fervido, piccolo cuore di un uomo!
E la Poesia? No, per me non ha gioie
dolci come un meriggio sonnolento
o sere colme del miele dell’indolenza.

(Traduzione di Francesco Dalessandro)

 

John Keats nacque a Londra nel 1795. Fece studi di medicina, ma a diciotto anni, dopo aver letto l'Epithalamion di Spenser, decise di abbandonare tutto e dedicarsi alla poesia. Pubblicò il suo primo volumetto di liriche nel 1817; nel 1818 fu la volta dell'Endymion. Le critiche negative al poema lo ferirono profondamente, accelerando, è stato detto, la sua morte. Fece tuttavia in tempo a scrivere e pubblicare, nel 1820, le sue cose migliori, comprese le odi. Per cercare rimedio alla malattia, la tubercolosi, nel novembre dello stesso anno venne, con il pittore Joseph Severn, in Italia, stabilendosi a Roma, dove morì solo pochi mesi dopo. Era il 23 febbraio del 1821; aveva 25 anni, 3 mesi e 23 giorni; aveva scritto più di quindicimila versi. è sepolto nel cimitero acattolico di Testaccio.

Il Labirinto ha pubblicato nella collana Tarsie Sulla Fama e altri sonetti, e insieme a P.B. Shelley, Amore e fama nella collana Grandi Tarsie.

Edizioni Il Labirinto