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Domenico Adriano Bambina mattina

Domenico Adriano
Bambina mattina
Con quattro disegni di Milla
Pagine 36, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-17-3

Hanno scritto dei nostri libri

elenco per autore in ordine alfabetico


Rodolfo Di Biasio, «America Oggi»

BAMBINA MATTINA

È libro aurorale Bambina mattina di Domenico Adriano comparso da poco nella prestigiosa collana Tarsie delle Edizioni Il Labirinto. Porta il numero tredici e va a porsi accanto agli altri dodici volumetti che hanno inciso un loro segno nel panorama della poesia italiana contemporanea almeno per una duplice ragione: la scelta dei poeti che è stata sempre rigorosa e la stampa che è accuratissima, indizio di una dedizione rara, desueta, messa da parte o per troppa fretta o per disabitudine alla bellezza. [...] (per la recensione completa)


Alberto Cappi, «La Voce di Mantova»

BAMBINA MATTINA

Ci sono libri che paiono non avere data. Uno di questi è Bambina mattina di Domenico Adriano nelle Edizioni Il Labirinto. [...] Poesia bambina, ludus del rompicapo dell’infanzia, giostra di semovenze d’incanto, le brevi liriche danzano e fanno corona a gesti, moti, stupori, sillabazioni primigenie e in ogni caso originanti.[...]  (per la recensione completa)

Edoardo Albinati Capodanno del VAM

Edoardo Albinati
Capodanno del VAM
Con cinque disegni di Piero Pizzi Cannella
Pagine 40, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-08-1

 

Enzo Siciliano, «L’Espresso»

CANTO NOTTURNO DI UNA GUARDIA

[...] Capodanno del Vam è un carme (diciamolo in modo foscoliano) dedicato alla naia. Il Vam è la sigla che indica la Vigilanza Aeronautica Militare; in gergo, il capoposto di sentinella per gli avieri di leva. «A Capodanno il Vam monta di guardia / come uno spirito ironico, una sentinella celeste / e sente sotto i polpastrelli la stoffa dell’eroe...». [...] (per la recensione completa)

 

 

Sauro Albisani Terra e cenere

Sauro Albisani
Terra e cenere
Con uno scritto di Luigi Baldacci
Pagine 136, Euro 12,40

ISBN 978-88-89299-24-1

 

Mario Luzi, «Corriere della Sera»

ALBISANI, I VERSI DI UN MAESTRO

[...] Nei suoi versi i conti con la realtà attuale si direbbero chiusi ma è ancora in questione l’innocenza della nostra giornata e rimane da spendere un dimesso amore per i poveri di spirito e gli indifesi che lo reclamano e molta perplessità invece e dubbi di insufficienza per se medesimo.
Sintomatiche le pagine su di sé, maestro di scuola tutto sommato solitario come è stato solitario alunno del mondo. [...] (per la recensione completa)


Luigi Baldacci, in Terra e cenere

PER SAURO ALBISANI

[...] Sono più di vent’anni, a cominciare dall’80, che queste poesie si sedimentano l’una sull’altra. Poi sono state divise, raggruppate secondo argomento, eppure si avverte una continuità silenziosa: «... non m’importa / che muoia inutilmente il pomeriggio» (Séguita a compiacerti del tuo male). I pomeriggi non sono inutilmente morti. Ne è venuto fuori qualcosa che è appunto «la vita. Sempre la vita...», così diceva Raymond Carver. E naturalmente la morte. [...] (per la recensione completa)


Giuliano Manacorda, «Pagine»

SAURO ALBISANI – TERRA E CENERE

[...] Poiché il tema centrale delle sue pagine è il dubbio del vivere – ma nella speranza di una sopravvivenza in altra forse indecifrata dimensione. Da qui un senso di dolore e insieme di fiducia, di problemi, di malinconie, o di angosce che i suoi versi – dono o castigo – lo costringono a confessare in un’ambivalenza psicologica – «soffro di non soffrire» – che lo condanna all’espressione tra brevi rimpianti, coraggiosi autoesami, vergogne e autolesionismi, straniero a se stesso.[...] (per la recensione completa)


Giancarlo Pontiggia, «Poesia»

SU TERRA E CENERE

[...] Luigi Baldacci, nella bella e discreta nota di postfazione, sottolinea l’amicizia del giovanissimo Albisani con un poeta meraviglioso (uno dei veri grandi della nostra storia letteraria) come Carlo Betocchi, negli anni così difficili della sua vecchiaia: «È con Betocchi che Sauro ha imparato a essere poeta cristiano da poeta perfettamente classico e classicista qual era all’origine». [...] (per la recensione completa)

 

Annelisa Alleva Lettera in forma di sonetto

Annelisa Alleva
Lettera in forma di sonetto
Con quattro disegni di Bruno Ceccobelli
Pagine 32, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-09-8

 

Annelisa Alleva L'oro ereditato

Annelisa Alleva
L’oro ereditato
Pagine 120, Euro 11,35

ISBN 978-88-89299-23-4

Franco Marcoaldi, «La Repubblica»

UN DIARIO PRIVATO TRASFORMATO IN CANTO

[...] Nelle poesie di Annelisa Alleva – un diario privato che si trasforma magicamente in canto e perciò stesso nell’oro cui allude il titolo – l’amore è tema centralissimo (in particolare nella struggente sezione Per il sosia, dedicata ad un poeta che era assieme «figlio, madre, maestro, amante»). [...] (per la recensione completa)


Paolo Maccari, «L'immaginazione»

SU L’ORO EREDITATO

[...] L’oro ereditato sarà dunque da intendersi come figura dell’attitudine alla poesia, dell’impulso alla confessione scritta; una materia preziosa, scintillante, che viene ricevuta da altre mani, trasmissione di una dote che è anche – soprattutto – una nuova, emozionata e emozionante, qualità dello sguardo.[...] (per la recensione completa)


Idolina Landolfi, «Il Manifesto»

L’ORO EREDITATO

[...] Oro funesto, talvolta, e talaltra libero generoso elemento, cui si affida il segreto di sé, la parte meno umana della propria natura.
Slavista, allieva di Ripellino, al quale ha dedicato articoli e saggi, traduttrice di Puskin (Romanzi e racconti, Garzanti) e di Tolstoj (Anna Karenina, Frassinelli), e, negli ultimi tempi, di poesia russa contemporanea, la Alleva molto deve, nelle sue liriche, alla lezione dei russi, dai classici dell’Ottocento all’Achmatova, alla Cvetaeva, a un certo Majakovskij. [...] (per la recensione completa)


Antonio Pane, «Caffè Michelangiolo»

LA SCENA DELL’AMORE

[...] I quindici «sonetti» – inanellati a formarne, a guisa di versi, un virtuale (e caudato) intero – deliberatamente irregolari nel contenuto e nelle misure, istituiscono una retorica della differenza. L’alterità non è un punto di vista, non delimita un territorio; è piuttosto, femminilmente, una pronuncia: prosodia del corpo innamorato, ne riverbera l’offesa gloria.[...] (per la recensione completa).


Gianfranco Palmery, «Pagine»

SANGUE E INCHIOSTRO

«Tu lavori nell’oro.», scriveva Sbarbaro a Barile, «Io lavoro invece in una materia vile che ce ne vuole a farla un po’ luccicare». Anche Annelisa Alleva non lavora nell’oro: la sua è una materia che risponde alle forme opache e passeggere della terra, a pelle, sangue, cibo, lenzuola... lavorate strenuamente nella scrittura come fossero, o fino a farne, un aureo assoluto. [...] (per la recensione completa)

 

Elizabeth Barrett Browning Sonetti dal portoghese

Elizabeth Barrett Browning
Sonetti dal portoghese
Traduzione di Francesco Dalessandro
Con uno scritto di Annelisa Alleva
Pagine 112, Euro 11,35

Testo originale a fronte

ISBN 978-88-89299-21-0

 

 

Antonio Pane, «Oggi e domani»

ELIZABETH BARRETT BROWNING – SONETTI DAL PORTOGHESE

La impagabile biografia di Virginia Woolf non ci dice se l’araldico spaniel Flush fosse in grado di distinguere a naso, fra i manoscritti della sua signora, la poetessa Elizabeth Barrett, i Sonetti dal portoghese, della cui composizione era stato l’unico testimone e del cui segreto, per tre anni, il solo depositario. Pur sprovvisti di quell’organo portentoso, lettori di varie generazioni hanno agevolmente scorto nell’opera il capolavoro dell’autrice e uno dei più suggestivi poemi d’amore di tutti i tempi. [...] (per la recensione completa)

Marco Caporali Casa Bagger

Marco Caporali
Casa Bagger
Con quattro incisioni di Svend Bagger
Pagine 40, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-19-7

Paola Malavasi, «Poesia»

CASA BAGGER

«A smuovere i confini pensa il vento»: da questo verso prende l’avvio la breve raccolta di Marco Caporali, introducendoci nel paesaggio da cui è scaturita: l’isola danese di Samsø, dove si trova la casa del pittore Svend Bagger (1900-1978) e il poeta ha vissuto per un periodo. [...] (per la recensione completa)


Idolina Landolfi, «La Sicilia – Stilos»

CASA BAGGER

Poemetto per frammenti, dalla versificazione di innegabile, suggestiva sapienza, scritto dal poeta romano (ne ricordiamo Il mondo all’aperto, Empiria) durante un soggiorno in Danimarca, nella casa che fu del pittore Svend Bagger, morto nel 1978. [...] (per la recensione completa)

 

John Keats Sulla Fama

John Keats
Sulla Fama e altri sonetti
Tradotti da Gianfranco Palmery
Con due disegni di Ruggero Savinio
Pagine 40, Euro 7,75

Testo originale a fronte

ISBN 978-88-89299-07-4

 

Domenico Adriano, «Avvenimenti»

JOHN KEATS – SULLA FAMA E ALTRI SONETTI

[...] Solo così mi spiego in parte la bellezza della versione delle dodici composizioni di Keats (Sulla Fama e altri sonetti), tradotte appunto nella nostra lingua da Palmery così magicamente che solo una simbiosi totale, una fratellanza poetica può tentare di spiegare. [...] (per la recensione completa)

Francesco Dalessandro La salvezza

Francesco Dalessandro
La Salvezza
Con sei disegni di Giuseppe Salvatori
Pagine 64, Euro 10,00

ISBN 978-88-89299-35-7

 

Francesco Dalessandro Lezioni di respiro

Francesco Dalessandro
Lezioni di respiro
Pagine 136, Euro 12,40

ISBN 978-88-89299-25-8

Francesco Dalessandro L'osservatorio

Francesco Dalessandro
L'osservatorio
Pagine 32, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-03-6

Carlo Bordini, «L’Unità»

FRANCESCO DALESSANDRO – LA SALVEZZA

[...] Tutto, anche i drammi del cuore, sono mediati da questo stile terso. È difficile staccarsi dal fascino di queste poesie, così inattuali e in cui la realtà è ricoperta come da una patina di grazia che annulla i lati volgari della realtà, da questa «gloria della forma». [...] (per la recensione completa)


Giancarlo Pontiggia, «Testo»

LA SALVEZZA

Di Francesco Dalessandro (abruzzese d’origine – è nato a Cagnano Amiterno nel 1948 – ma residente a Roma dal 1958) già mi avevano colpito i raffinatissimi, geometrici esercizi di Lezioni di respiro (Il Labirinto 2003): «sonetti doppi, spesso caudati – come recitava la nota editoriale – tutt’altro che canonici, disposti a specchio su due pagine [...] il secondo sonetto che colloquia o confligge con il primo». [...]  (per la recensione completa)


Sauro Albisani, «Pagine»

LEZIONI DI RESPIRO

Leggo nella scansione endecasillabica della poesia di Francesco Dalessandro la ricerca di un ritmo che garantisca alla vita interiore quella minima misura pneumatica necessaria a sopravvivere nell’«aere grasso» dell’inferno quotidiano. Il respiro vuol essere forse preghiera del cuore, che sappia guarire il cuore dall’ansia, dalla tachicardia, dalla paura. [...] (per la recensione completa)


Idolina Landolfi, «La Sicilia – Stilos»

LEZIONI DI RESPIRO

Terza raccolta poetica dell’autore, suddivisa in sezioni che paiono procedere dall’esterno verso l’interno, a partire dalle prime Cronache della luce, frammenti di un discorso amoroso che si dipana all’ombra della grande tradizione. [...] (per la recensione completa)


Rosa Salvia, «Polimnia»

LA POESIA DI FRANCESCO DALESSANDRO

Recentemente ho avuto modo di leggere tre bellissime sillogi del poeta Francesco Dalessandro: Lezioni di respiro (Il Labirinto 2003), La salvezza (Il Labirinto 2006) e Ore dorate (Il Labirinto 2008), quest’ultima quasi un’appendice a Lezioni di respiro. Dalessandro affronta la scrittura come una rigorosa disciplina spirituale e quasi ascetica, in cui la parola diviene forma privilegiata del viaggio interiore, della ricerca di una più alta comprensione di sé e del mondo. [...] (per la recensione completa)


Attilio Bertolucci, Presentazione de L’osservatorio, presso La Nuova Pesa

PER FRANCESCO DALESSANDRO

[…] Dalessandro inizia il suo lungo, filato, continuo canto, invocando la Musa (stupendo, provocatorio richiamo della negletta), chiedendole di tornare. Ma dove? Sulla sua «mortale città»: ed enumera, il poeta, le stagioni, le ore, i luoghi della sua vita quotidiana [...] (per la recensione completa)


Marco Caporali, «L’Unità»

L’OSSERVATORIO DI FRANCESCO DALESSANDRO

[…] Autore che da anni lavora in solitaria e lontano da cordate, Dalessandro ha messo in atto un meccanismo narrativo che a partire dagli esempi prossimi di Bertolucci e Pasolini se ne distanzia per straordinarie franchezza espressiva e generosità ritmica [...] (per la recensione completa)

 

Gianfranco Palmery Gatti e prodigi

Gianfranco Palmery
Gatti e prodigi
Con due disegni dell’autore
Pagine 36, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-05-0

 

 

Gianfranco Palmery Giardino di delizie e altre vanità

Gianfranco Palmery
Giardino di delizie e altre vanità
Con otto disegni dell’autore
Pagine 112, Euro 11,35

ISBN 978-88-89299-20-3

 

 

 

 

Gianfranco Palmery In quattro

Gianfranco Palmery
In quattro
Con quattro incisioni di Edo Janich
Pagine 80, Euro 10,00

ISBN 978-88-89299-34-0

 

 

 

 

 

 

 

Gianfranco Palmery L'io non esiste

Gianfranco Palmery
L’io non esiste
Pagine 128, Euro 11,35

ISBN 978-88-89299-26-5

In ristampa

 

 

 

 

 

 

Gianfranco Palmery Medusa

Gianfranco Palmery
Medusa
Con tre disegni dell’autore
Pagine 52, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-14-2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gianfranco Palmery Mitologie

Gianfranco Palmery
Mitologie
Pagine 36, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-00-5

 

Gianfranco Plamery Profilo di gatta

Gianfranco Palmery
Profilo di gatta
Con nove disegni dell'autore
Pagine 40 Euro 8,0

 

Gianfranco Palmery
Sonetti domiciliari
Pagine 64, Euro 10,00

ISBN 978-88-89299-04-3

Domenico Adriano, «Avvenimenti»

GIANFRANCO PALMERY. GATTI E PRODIGI

[...] Asserragliate, incantate, quindici poesie scritte tra il 1980 e il 1995 hanno chiesto di stare qui insieme: per Luce, per Guendy, per Heidi, per Narciso. E perché il disegno fosse perfetto, una splendida coda, Donna con gatta, da Verlaine... [...] (per la recensione completa)


Edoardo Albinati, «Pagine»

LE VANITÀ DI PALMERY

[...] Come Milton, Palmery è un poeta di scintille e fumo. Difficile scaldarsi alla sua poesia, nervina e capricciosa proprio quando parrebbe consigliare al suo lettore i montaigneschi sollievi della pazienza, i sorrisi di una luciferina rassegnazione; inutile cioè trattenersi accanto ad essa sperando di assorbirne il calore, poiché per sua natura la poesia di Palmery lampeggia, sfrigola, fumiga, scoppietta, come il tizzo in Inferno, XIII, o appunto come accade nelle pirotecnie più mentali che ottiche del poema miltoniano. [...] (per la recensione completa)


Luigi Fontanella, «Gradiva»

GIARDINO DI DELIZIE E ALTRE VANITÀ

[...] Poesia pertanto speculare, delle «macerie», questa di Palmery, ma sono proprio esse a costituire – come viste dall’alto, in un unico, conglomerante abbraccio visivo – il Giardino di Delizie in cui (di cui) il poeta è chiamato a dare testimonianza con la sua parola essenziale e sontuosa, e con la sua vita esperita e sentita non altrimenti che come «lenta morte». Dunque poesia estrema (e in estremo), a petto della quale il rischio è l’afasia, o, per contro, appunto, il più sfrenato barocchismo d’accumulo, nel quale l’Opera può risultare un Gioiello Stellare e al contempo Vanità Totale. [...] (per la recensione completa)


Fabrizio Patriarca, «Pseudolo»

GIARDINO DI DELIZIE E ALTRE VANITÀ

[...] Questo giardino di delizie di Palmery è infine un giardino in cui è quasi impossibile entrare. Più che conchiuso, esso è precluso. Ed anche penetrandovi, non è possibile respirare. In breve: è il giardino perfetto. 
Qualcuno però, ne ha da tempo chiarito il segreto: questo giardino è un teatro, e il suo inventore va posto a buon diritto, assieme a Sade, Fourier e Loyola, tra i «logoteti». Così Roland Barthes definiva i fondatori di lingue. [...] (per la recensione completa)


Marco Caporali, «L'Unità»

LA QUARTINA E LA MISURA DEL PENSIERO

[...] La misura canonica della quartina offre l’involucro, letterario e vitale, (mai i termini appaiono disgiunti), alla sostanza informe, aerea, terrena della meditazione. Quartina che formalizza la chiusura del mondo in un nucleo di pensiero, e quindi la posizione dell’individuo nel mondo. I quattro punti cardinali, da cui discende la provvisoria collocazione dell’uomo nello spazio, ne disegnano la regola immutata, l’immobilità nel movimento. [...] (per la recensione completa)


Sergio Quinzio, «Leggere»

IL MISTERO MINERALE

Nel corrompersi e nel perdere significato delle parole – di cui l’uomo e anzitutto il poeta contemporaneo, basti il nome di Celan, fa l’esperienza – non posso neppure dire «pietà» per esprimere il sentimento che suscitano in me le quartine di Gianfranco Palmery. [...] (per la recensione completa)


Stefania Portaccio, «Galleria»

SU IN QUATTRO

Dice Jung che è nei crocicchi più bui che l’anima si incontra, che si «fa anima». Anche per Palmery solo nel crocevia dell’interiorità la morte e la vita si misurano, ma non si tratta qui, come per Jung, di un momento di crescita; è invece condanna, clausura entro i gusci, ugualmente angusti, del cranio e dell’anima. [...] (per la recensione completa)


Luigi Fontanella, «Gradiva»

IN QUATTRO

Scritte tra il 1986 e il 1988, uscite – come informa il risvolto di copertina – per la prima volta nel 1991, in edizione d’arte, le quartine che compongono questo elegante libretto (impreziosito da quattro incisioni di Edo Janich), confermano la raffinata ricerca di un poeta, saggista e traduttore romano appartato, nonché alieno da qualsiasi conventicola di parte [...] (per la recensione completa)


Marco Caporali, «Pagine»

SE L’IO NON ESISTE

Ironia è provvidenza, nella coazione ad osservarsi scrivere, come si osserva il comico discendente, senza eredi, di un’illustre e tragica genia. Nell’ultimo libro di Gianfranco Palmery, L’io non esiste, la sola possibile fede è in quella spoglia ininfluente di una grandezza decaduta che ha nome poesia. Fede per via derisoria, nella forma dell’autodenigrazione, laddove coincidono osservatore e osservato, carceriere e recluso. Eppure, nonostante l’involuzione, il mondo in virtù della poesia, sottraendosi all’informe, al caos e all’arbitrio, diviene intelleggibile e dicibile. [...] (per la recensione completa)


Idolina Landolfi, «La Sicilia – Stilos»

L’IO NON ESISTE

Ogni poesia è sempre postuma, come scrive l’autore nella premessa a L’io non esiste: e in ciò sono con lui, soprattutto perché un’opera come questa, di grande efficacia nella compattezza delle sue modalità, nell’andamento egregio della versificazione, ancor più mi conforta nel mio convincimento. [...] (per la recensione completa)


Giancarlo Pontiggia, «Testo»

L’IO NON ESISTE

[...] Alle «Stanze» appartiene l’ultimo lavoro di Gianfranco Palmery, L’io non esiste, preceduto da due dense paginette di poetica che illuminano il senso del titolo e del libro: «Che un poeta dica io o tu o dica polimetis Odisseus o our ancient friend Don Juan: tutto è invenzione: l’io non esiste – se non al pari di ogni altro eroe, come veridica menzogna, maschera solenne o ironica, patetica o tragica». [...] (per la recensione completa)


Piera Mattei, «Pagine»

L’ORO DELLA MUSICA

Medusa, il nuovo libro di Gianfranco Palmery, uscito nella collana «Tarsie» delle edizioni Il Labirinto, è dedicato a Carlo Gesualdo e a Marin Marais, alla loro arte, che un sostantivo e un aggettivo in originale accostamento definiscono musica medica.
Due parole d’identico numero di sillabe, che iniziano con la stessa consonante e sono quasi identiche. Se non fosse che, celate all’interno del mosaico, una vocale e una consonante consecutive distinguono una parola dall’altra. Ecco creata una vicinanza nuova, un’alleanza di segni e suoni, che provoca la sensibilità e il pensiero. Le parole, quasi fossero animate – e lo sono – hanno un destino che il poeta ricerca e crea spostando le «tarsie» che lo compongono, anche magicamente invertendo una vocale o un accento. [...] (per la recensione completa)


Tiziano Salari, «Testuale»

LA MEDUSA DI GIANFRANCO PALMERY

Medusa: sia che possa apparire sulle mura della città di Dite, nell’inferno dantesco («Vegna Medusa: sì ’l farem di smalto»), sia nel senso freudiano dell’orrore dell’evirazione, è la vista di qualcosa, di un volto o di un vuoto o della morte, che pietrifica l’osservatore. Nella prima delle tre poesie dedicate esplicitamente alla Medusa, sembra che Palmery, pur rifacendosi all’iconografia mitica tradizionale, una testa staccata dal corpo, sanguinante e raccolta in sé come una furia spenta, coi capelli raffigurati in forma di serpenti, la identifichi con la poesia, ovvero l’oscura scaturigine infernale, «luce nera / sulla pagina bianca – e musica / sbilenca, sibilante – musa-sibilla –:» in cui si forma la poesia. [...] (per la recensione completa)


Annelisa Alleva. «L'Indice»

MEDUSA

Questa raccolta è stata scritta nel 1996, e ispirata dall’ascolto dei madrigali di Carlo Gesualdo e dalla lettura de La morte negli occhi di Jean-Pierre Vernant. Di qui la Medusa. In questo volume, e nella precedente raccolta Giardino di delizie e altre vanità, l’autore-untore di se stesso si descrive con più abbandono, maggiore accettazione di sé e dei propri demoni. [...] (per la recensione completa)


Lucio Felici, «Studi Romani»

GIANFRANCO PALMERY. MITOLOGIE

[...] Quella di Palmery è una lirica raffinata e crudele, che si accanisce sull’anima e sul corpo per demolire ogni trucco o mitologia, in un angoscioso e impietoso agonismo dell’«io» con se stesso, in un incessante spiare di moti furtivi, scatti felini (l’immagine ricorrente del gatto) tragicamente – e ironicamente – proiettati in cortei di fantasmi e tenebre [...] (per la recensione completa)


Raffaele Pellecchia, La poesia nel Lazio

SU PALMERY E MITOLOGIE

[...] La poesia di Palmery è una poesia postuma: è la registrazione di una sconfitta esistenziale e dei rari e già saputi fallimentari tentativi di fuga, ovvero l’ipostasi dell’ineludibilità della resa: i suoi emblemi sono Amleto, il catoblepa che divora se stesso, Don Giovanni all’inferno, il Minotauro prigioniero nel labirinto. [...] (per la recensione completa)


PROFILI GATTESCHI

di Domenico Vuoto

«Il Grandevetro»

La gattità, voce coniata e adoperata da Gianfranco Palmery in una poesia del 1980, inclusa nel suo Mitologie, è il compendio dei caratteri e comportamenti del noto felino. Ma è anche, di riflesso, il sentimento, la vocazione inconfessata – e puntualmente vanificata – a impossessarsi dell’anima gattesca da parte di chi il gatto ama, ne è ammirato e non di rado posseduto. [...] (per la recensione completa)


Vincenzo Anania, «Pagine»

SONETTI DOMICILIARI.

[...] Il libro è molto bello, tra i migliori dell’opera complessiva dell’autore, che con rocciosa coerenza tematica e stilistica, in un progressivo arricchimento e affinamento dei mezzi espressivi, vi ha rappresentato la propria ostinata lotta in versi contro il Nulla e la sua ancella Morte e contro i Demoni dei propri desideri vizi e ambizioni; una battaglia che fin troppo lucidamente il poeta sa persa dall’inizio, ma che finisce con l’apparire l’unica opera per cui valga la pena di vivere [...] (per la recensione completa)


Domenico Adriano, «Avvenimenti»

«RINCHIUSO IN CASA, SUL FUOCO LA CUCCUMA»

[...] Con una poesia «fatta in terra, in casa» ci viene incontro Gianfranco Palmery, nella sua ultima opera, quarantadue Sonetti domiciliari, usciti dalle mani di un faber che ha la maestria di lavorare dimenticando ogni volta la sua perizia. [...] (per la recensione completa)


Cinzia Monti, I Limoni

SONETTI DOMICILIARI

[...] Segregato nella sua casa-carcere di massima sicurezza, penitenziario dotato di ogni comfort, egli sconta la pena di vivere registrando in versi «domestici, domiciliari» «tormenti oscuri, modesti», lui che non si sente «né eroe né saggio né eremita / o eretico cruciato» e che, guardandosi nello specchio, si vede come «fatuo accidente del caso».[...] (per la recensione completa)

 

Alessandro Ricci  L'arpa romana

Alessandro Ricci
L’arpa romana
A cura di Francesco Dalessandro
Pagine 40, Euro 4,00

ISBN 978-88-89299-46-3

Alessandro Ricci I cavalli del nemico

Alessandro Ricci
I cavalli del nemico
Pagine 128, Euro 12,00

ISBN 978-88-89299-28-9

 

Alberto Toni, «Avanti!»

PER L’ARPA ROMANA

Sotto il titolo «L’arpa romana» sono riunite a cura di Francesco Dalessandro, ventuno poesie di Alessandro Ricci.
«Ecco, con ciò, ancora una volta – scrive Dalessandro – la parabola che sempre va da “disperazione” a “morte”, così tipica della poesia di Ricci». Poesia leggera e tragica al tempo stesso, di un «werther leggero», per stessa definizione dell’autore. [...] (per la recensione completa)


ALESSANDRO RICCI, L'ARPA ROMANA

di Giancarlo Pontiggia

«Testo» gennaio-giugno 2008

[...] Severo, malinconico, spesso duro, pieno di verità non solo di ordine esistenziale, L’arpa romana è libro che non ci delude mai, dalla prima all’ultima pagina, che ci pare anch’esso fraterno e autentico, e ci spinge a rileggere le opere precedenti di Ricci – così trascurate in sede critica – a far nostro, insomma, un poeta vero che forse non ha mai creduto di esserlo fino in fondo. (per la recensione completa)

 


 

Francesco Dalessandro, «Capoverso»

PER I CAVALLI DEL NEMICO

[...] La peculiarità della poesia di Alessandro Ricci, ha scritto Fabio Ciriachi («l’Unità», 14/7/2004), «non è nello sviluppo per crescita ma nell’accumulo, che in termini creativi corrisponde alla difficile arte della variazione». È vero. «Ogni anima bassa / come quella che ho scrive non una, / ma due al massimo / cose buone, poi le ripete / male e in fine / la smette, senza avere / vissuto mai», leggiamo ne I titoli degli altri. Pochi temi, gli stessi della grande poesia di sempre, ripetuti e variati. [...] (per la recensione completa)

Fernanda Romagnoli Mar Rosso

 

Fernanda Romagnoli
Mar Rosso
Con tre disegni di Nancy Watkins
Pagine 36, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-06-7

Cinzia Monti, I Limoni

DIETRO MURI DI SILENZIO: FERNANDA ROMAGNOLI

[...] All’apice si colloca il testo eponimo, Mar Rosso, tutto incentrato sulla figura del poeta profugo, «erede dei ghetti dati al fuoco». Persiste dunque la coscienza di una diversità, di un’estraneità duramente sofferte, cui è risarcimento quel Mar Rosso che «trabocca in lui, l’inonda tra le ciglia / quand’egli giace – tutto il cielo addosso». [...] (per la recensione completa)


Domenico Adriano, «Avvenimenti»

MAR ROSSO

Quindici preziose poesie di Fernanda Romagnoli (1916 – 1986) con il titolo Mar Rosso vanno ad aggiungersi a quelle, mirabili, che nel 1980 vollero stare insieme nel volume Il tredicesimo invitato stampato da Garzanti senza nessuna notizia dell’autrice (uscirà mai la raccolta inedita annunciata qualche anno fa, sempre per Garzanti, da Attilio Bertolucci?), «L’animo del poeta: un espatriato! / Un erede di ghetti dati al fuoco! / Non ha foglio di profugo. Non chiede / viveri sigarette posto-letto. / L’atlante – cancellato alle sue spalle». [...] (per la recensione completa)


Gabriela Fantato, Annuario di poesia 2000, Crocetti Editore

MAR ROSSO

[...] In questa raccolta postuma sono comprese alcune poesie attribuibili agli anni Settanta per affinità di stile, già uscite su riviste, ma anche quattro testi inediti di una potenza fulminante, in cui tornano i temi cari a Fernanda. [...] (per la recensione completa)

Giovanna Sicari Roma della vigilia

 

Giovanna Sicari
Roma della vigilia
Con tre disegni di Nancy Watkins
Pagine 36, Euro 7,75

ISBN 978-88-89299-13-5

Domenico Adriano, «Avvenimenti»

ROMA DELLA VIGILIA

Tra i libri freschi di stampa, nel Labirinto, Roma della vigilia, di Giovanna Sicari, una raccolta davvero singolare per sintesi e maturità, esemplare nella storia di questa autrice per la quieta irruenza che la percorre e che viene da lontano, chissà, forse dalla febbrile infanzia [...] ( per la recensione completa)


Elio Grasso, «Poesia»

ROMA DELLA VIGILIA

Le nuove poesie di Giovanna Sicari sorgono da una notte che si è consumata nel mezzo dell’Italia, in quel centro comune a tutte le città, un po’ stracciato e un po’ ricco di energia nascente, astuta. Esse ci parlano di un neonato che piange, di un diseredato che fugge, di questa umanità talmente ricca di sé da poter sfuggire alla propria esaltazione. [...] (per la recensione completa)


Marco Lodoli, «La Repubblica»

SOTTOVOCE NEL GIARDINO DELLA POESIA

[...] «Oh follemente ero nel vuoto infinito / dell’indecisione, volevo quelle strade / di Roma senza scampo / rinunziavo o le trovavo / le volevo solo per la mia infanzia / rincorrevo, ringraziavo, pregavo. / Roma e le sue strade / erano il tormento»: così scriveva Giovanna, innamorata di questa città a volte troppo sbadata.[...] (per la recensione completa)

Stéfan Alma Diana

Jude Stéfan
Alma Diana
A cura di Gianfranco Palmery
Pagine 104, Euro 10,32

Testo originale a fronte

ISBN 978-88-89299-22-7

 

Jude Stéfan Lettere tombali

Jude Stéfan
Lettere tombali
Traduzione di Gianfranco Palmery
Pagine 88, Euro 11,50

ISBN 978-88-89299-29-6

Sauro Albisani, «Pagine»

VERSI ALLA DEA DEL VUOTO

[...] C’è un preciso tono teatrale nel dettato di Stéfan (ribadito dalla frequenza del vocativo, singolare o plurale), a significare che la commedia della vita si rappresenta al cospetto della morte, e infatti quella che nella sua poesia suona come una meditazione sulla morte è piuttosto una rappresentazione della stessa.
Teatro in gramaglie, la poesia di Stéfan mette in scena il ratto dell’anima. [...] (per la recensione completa)

 


Marco Vitale, «L’Indice»

LETTERE TOMBALI

[...] Eros e morte sono i temi che hanno caratterizzato fin dall’esordio negli anni sessanta la produzione di questo importante poeta francese, nato a Pont-Audemer nel 1930, da noi ammirato e introdotto da Sergio Solmi che ne curò per primo una raccolta (Guanda, 1979). Una doppia tonalità che si evince fin dalla scelta dello pseudonimo, posto sotto il duplice viatico di Thomas Hardy, quanto al prenome Jude (l’oscuro), e di Joyce; ma, è lo stesso autore a svelarcelo, «nell’antico inglese steorfan vuol dire morire / e se levo via l’or / resta la mia vita incolore».[...] (per la recensione completa)

 


 

Sauro Albisani, «Pagine»

FINGERE PER DIRE IL VERO

[...] Se tali vogliamo considerarle, le Lettere tombali sono lettere che smascherano provocatoriamente il paradosso della corrispondenza, semplicemente questo: che non può esserci corrispondenza, nel senso che non ci corrispondiamo, che il carteggio corre sempre fra mittenti mentitori e destinatari contumaci. Come leggere allora queste pagine? Lettere che non arriveranno; lettere che è bene che non arrivino; lettere su cui è stata messa, una volta per sempre, una pietra sopra. Una pietra tombale. [...] (per la recensione completa)

Nancy Watkins Autoritratti senza lo specchio

Nancy Watkins
Autoritratti senza lo specchio
con testi di Valerio Magrelli e Domenico Vuoto
Pagine 48, Euro 10,00

ISBN 978-88-89299-01-2

Nancy Watkins  The Poet's Room

Nancy Watkins
The Poet's Room
Paintings by Nancy Watkins
Text by Giuseppe Appella, Gianfranco Palmery, Nancy Watkins
Pages 48, Euro 10,00

Attilio Lolini, «Il Manifesto»

NANCY WATKINS SENZA SPECCHIO

[...] I sedici disegni a china di Nancy Watkins sono da «leggere» come poemi sul tema dell’impossibilità di guardarsi: quasi dei «sonetti» tanto sono delicati e preziosi gli equilibri che ribaltano. [...] (per la recensione completa)

 


 

Mario de Candia, «La Repubblica, TrovaRoma»

NANCY WATKINS

Realizzata nel corso di molti anni, la serie di tutt'altro che narrativi, visionari pastelli, acrilici e gouaches dell'artista statunitense ed operante da tempo a Roma, è dedicata a John Keats [...] (per la recensione completa)

 


 

Sauro Albisani, «Pagine»

CAMERA CON VISIONI

Per entrare dentro le pitture che Nancy Watkins ha dedicato a John Keats bisogna passare attraverso una porta che nello stesso tempo separa e unisce due mondi, e che impedendo uno sguardo totale apre tuttavia il cammino della conoscenza.
Sembra che l’esperienza pittorica parta dalla percezione di una contrapposizione, e invece quest’ultima diventa una compenetrazione: “Duality – dice la Watkins – is a central theme, but sometimes arrives on its own accord”.1
Ciò che rende autentico e coinvolgente lo sprigionarsi della visionarietà in queste opere è il fatto che [...] (per la recensione completa)

Arsenale Numero Zero

Arsenale
Rivista trimestrale di letteratura
Numero Zero, 1984
Pagine 72, Euro 10,00

ISSN 0393-8263

 

Arsenale Numero  Tre-Quattro

Arsenale
Rivista trimestrale di letteratura
Numero Tre-Quattro, 1985
Pagine 120, Euro 15,00

ISSN 0393-8263

Mario Fortunato, «L’Espresso»

PASSIAMO IN RIVISTA

La rivista «Arsenale», diretta da Gianfranco Palmery, si occupa in prevalenza di poesia, ma come «forma di conoscenza», in opposizione a una cultura della conservazione e del consumismo. Una poesia intesa quindi come luogo deputato al porsi le domande radicali che riguardano la nostra etica, il nostro linguaggio, il nostro sapere. «Più che una rivista di tendenza, la nostra è una pubblicazione di riflessione.», spiega il poeta Valerio Magrelli, che fa parte della redazione di «Arsenale», «Perfino la composizione redazionale è molto variegata».

 


Antonio Debenedetti, «Corriere della Sera»

UNA «COMETA» TUTTA DA LEGGERE

Stanno nascendo, o sono appena nate a Roma, numerose riviste di cultura. «Arsenale», che è al terzo fascicolo, merita una segnalazione. Provocatoriamente allineata nel gusto e nella tradizione della letteratura, questa rivista, diretta da Gianfranco Palmery, ricerca con coerenza il «tono basso». Mescola, al dunque, nei suoi eleganti ma come sussurrati sommari, nomi da antologia (in passato Caproni o Brandi, adesso Borges e Betocchi) con nomi di militanti (Iolanda Insana) o di emergenti (Gilberto Sacerdoti e Alberto Di Raco).

 


Attilio Lolini, «L’Unità»

L'ARSENALE, Alla ricerca della buona letteratura

Il nuovo numero di «Arsenale», rivista trimestrale di letteratura diretta da Gianfranco Palmery, presenta non poche «sorprese» tra le quali un nuovo brano tratto da un capitolo de La camera da letto, il romanzo in versi di Attilio Bertolucci, e poesie di Fernanda Romagnoli sotto il titolo Mar Rosso. Notevoli anche gli inediti di Bianca Garufi e di Giovanna Sicari, mentre un doveroso omaggio al poeta inglese Philip Larkin è costituito dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti di una bellissima prosa, Il principio del piacere.  Oltre alle poesie: («in ognuna c’è un piccolo midollo spinale di pensiero, e ciascuna ha la sua piccola melodia propria»), Larkin scrisse due romanzi, pagine di critica, e perfino un libro sul jazz.  (per la recensione completa)

 

Edizioni Il Labirinto