IL LABIRINTO
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Quel rospo sono io

di Tristan Corbière

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Quel rospo sono io

 

Notizie sull’autore

Tristan Corbière

 

 

 

Collana Spillature

Testo originale a fronte

Tristan Corbière
Quel rospo sono io
Traduzione di Gianfranco Palmery
Disegno in copertina di Gianfranco Palmery
2006 Pagine 40 Euro 4,00

ISBN 978-88-89299-39-5

 

 

Tristan Corbière Quel rospo sono io

È la guerra, o la rissa, dei sessi quella che si consuma nei versi di Corbière; protagonisti: il «povero ragazzo» e lei, la «donna doppia», «la bestia feroce», o «l’eterno femminino», tutt’altro che goethiano però, un po’ laido, un po’ sciocco, sempre perfido e vano... La vicenda strimpellata in sonetti e serenate sprezzanti e atrabiliari fu nella realtà più complessa e sfumata: un ménage à trois, in cui l’intruso era lui, Edouard Joachim, in arte Tristan... amato, poco, forse, e molto tenuto a bada, o a baia... Con quella bruttezza leggendaria che non poco ha pesato nel farne un «tendre comprimé», secondo la definizione di Pol Kalig, cugino del poeta.
Se la poesia è un incantamento, un’esca anche, quella di Corbière vuole catturare con il disincanto, essere un’esca avvelenata; come si vanta briccone il poeta, nella celebre dedica a Le Gad, l’amico albergatore di Roscoff: «Noi siamo entrambi due begli avvelenatori. / A te gli stomachi, Le Gad, a me i cuori!».
«Corbière canta da rospo, suona la chitarra, batte il tamburo – insomma, al suo modo, gioca e scherza: ho voluto fare altrettanto»: così annota il traduttore, licenziando questa versione italiana, magistrale e consonante come poche, di quindici composizioni, tra sonetti e serenate appunto, tratte da Les Amours jaunes.


da Quel rospo sono io


Buonasera

Verrai infine a far colpo, sciagurata sciacquetta,
a questo specchio occhieggiante che luccicando affetta
un guizzo d’oro, strappo dell’astro giallo, spento.
Tu scoprirai un gioiello nel bagliore d’argento.

Verrai a quest’uomo, al suo svenevole riflesso
senza calore… Ma, se arse di febbre oppresso,
tu non provasti niente, e – mezzogiorno passato –
cadi dentro quel raggio cadente che ha lasciato.

Lui più non ti conosce, tu, Ombra risaputa,
che aveva nel suo cielo distesa tutta nuda,
quando era un Dio!... Adesso, è tutta un’altra storia. –

Credi – Lui non ha più quel miraggio illudente.
Piangi – Lui non ha più quella corda piangente.
I suoi canti… – Li ha scritti un altro; lui li ignora.

(Traduzione di Gianfranco Palmery)

 

Tristan Corbière, poeta innovatore e geniale, di grande influenza, come Laforgue, su molta poesia del Novecento, nacque a Ploujean, in Bretagna, nel 1845. Interrotti gli studi a causa di una grave malattia, si stabilì a Roscoff dove trascorse quasi tutta la vita. Esordì come scrittore a Parigi nel 1873 pubblicando su «La Vie Parisienne» alcune poesie e due racconti. Nello stesso anno raccolse tutti i suoi versi in quello che rimane il suo unico libro: Les Amours jaunes. Morì a Morlaix nel 1875.
Edizioni Il Labirinto